mercoledì 14 settembre 2016

Le anime Bianche, di Frances Hodgson Burnett

Titolo: Le anime Bianche
Titolo originale: The white people
Autore: Frances Hodgson Burnett
Editore: Panesi edizioni
Pagine: 78
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La trama: Ysobel è una ragazzina timida e minuta che non ha mai conosciuto i genitori e vive, assieme ai tutori Jean Braidfute e Angus Macayre, in un castello dall’aspetto austero immerso nella desolata brughiera scozzese. Fin dall’infanzia, la bambina mostra di essere dotata di un particolare “dono” che la rende diversa da tutti gli altri bambini; ella ha il “potere di vedere oltre le cose” e di entrare in contatto con le anime dei defunti, ormai libere dalle sofferenze e dalle paure dell’esistenza.


La recensione

La storia: Ysobel è giovane, è una ragazzina che non ha avuto niente ma che ha avuto tutto allo stesso tempo. Vivere con una lontana cugina e un lontano parente più adulti di lei, le hanno insegnato che si può vivere anche senza i genitori. Muicarrie è casa sua, un antico castello sperso nella brughiera. La sua solitudine è solo apparente. Ysobel infatti ha la capacità di vedere le anime delle persone defunte e entrare in contatto con loro. Questo la porta, fin dalla tenera età, ad avere una spiccata sensibilità, a porsi domande che non tutti sono pronti a farsi. Una volta cresciuta e divenuta una giovane donna nel fiore dell'età, si interessa alla cultura, al sapere, a tutto quello che può farla evadere da quelle mura familiari. Leggendo si imbatte negli scritti del giovane Hector MacNair, uno studioso molto famoso che forse è in grado di comprendere quello che lei vede, quello che lei sente. Il loro incontro sancisce l'inizio di un rapporto molto particolare, che non è solo sentimentale, ma è soprattutto di natura intellettuale e spirituale...

Lo stile narrativo: Se siete amanti dei romanzi classici dallo stile elegante questa è la storia che fa per voi. La prosa è scorrevole, classica ma fruibile. Sono all'incirca cento pagine, ma bastano per creare un mondo interno. La maestria inconfondibile dell'autrice e una traduzione efficace rendono le vicende appassionati e mai noiose, anche nella parte centrale, dove si concentrano discorsi alti, riguardanti l'esistenza, la vita dopo la morte, e come le persone affrontino le situazioni difficili. Il tutto è corredato da pochi ma adeguati termini scelti con dovizia.

L'ambientazione: Una delle cose che più mi hanno colpito sono i luoghi dove è ambientata la storia. La Scozia da sempre è una terra ricca di mistero e tradizioni. Siamo alle prese con un'enorme castello arroccato su una collina che domina la brughiera circostante, niente di più suggestivo e ricco di fascino. Qua la nostra protagonista, Ysobel, cresce e impara ad amare quello che vede, un'ambientazione solitaria che ben si sposa con il dono che si porta dentro. Un paesaggio che sembra vivere lui stesso, che sembra avere dei sentimenti, che sembra avere un proprio modo di essere. Ysobel impara a modo suo ad entrarci in contatto, senza spaventarsi mai, ma al contrario immergercisi fino a sentirsi in completa sintonia con esso, come fosse parte di lei. Parte integrante di questo luogo è la nebbia, che spesso assume forme quasi antropomorfe e vive di vita propria, al punto che sembra quasi muoversi e voler comunicare con la protagonista.
Nella seconda parte del racconto ci spostiamo, la protagonista cresce e si trova a Londra per svago. Qui l'ambiente è in netto contrasto con il resto. Adesso siamo a contatto con l'alta società e tutto quanto assume tinte quasi borghesi. Assistiamo a come Ysobel, benchè timida, riesca ad accattivarsi la simpatia delle persone che gli capita di conoscere e come dimostri, nonostante abbia vissuto in un luogo apparentemente privo di attrattive e divertimenti, una discreta arguzia e perspicacia. Questo  fa in modo che Ysobel faccia colpo su MacNair e sua madre, che successivamente la vanno a trovare al maniero di Muicarrie e tornare in questo modo in quel luogo idilliaco dell'inizio, chiudendo così il cerchio.
Antichità, mistero, sovrannaturale dovuto alle apparizioni di Ysobel, eleganza negli arredi e nella descrizione di quello che circonda i personaggi, contribuiscono a gettare il lettore (anche colui che non è avvezzo a un certo stile narrativo) in una sorta di sogno ad occhi aperti, dove non si sa più cosa sia sogno e cosa realtà.

I personaggi: Tutto quanto si regge su di loro, ovviamente. Ysobel incarna l'eroina tipica dei romanzi, la ragazza che è abituata a riflettere sulle scelte della vita in funzione del suo futuro. Lei è colei che trascina con dirompente magnetismo le pagine di questo racconto. Lei è sensibile, non è una sprovveduta, e non si lascia spaventare da ciò che non conosce, ma anzi, accoglie a braccia aperte tutto ciò che ha di fronte.Di fronte alle anime Bianche non si lascia intimorire in nessuna delle occasioni, ma cerca di carpire quanto più possibile del carattere di quell'anima rimasta in qualche modo a metà tra due mondi. Ysobel è coraggiosa, non si spaventa di fronte al nuovo, non ha timore di presentarsi all'alta società mostrando a piccoli passi ciò che ha saputo apprendere studiando all'interno delle mura del suo maniero.
Hector MacNair è un artista, un uomo che a causa del suo lavoro ha viaggiato molto, avendo modo così di conoscere molte delle cose su cui ha compiuto numerosi studi. Lui è riservato, vive con la madre che si porta sempre appresso, ed è pervaso costantemente da un'aura di fascino indicibile. Ysobel ne resta affascinata ancora prima di vederlo, per il modo in cui racconta ciò che ha fatto, quello che ha visto e ha scoperto. Il loro diventa immediatamente un rapporto di alto livello, non si perdono in smancerie o in un banalissimo corteggiamento, perché il loro è un incontro dialettico. ManNair è spigliato, ha la mentalità da filosofo romantico, resta affascinato dai racconti delle apparizioni di Ysobel e ne resta inchiodato. Da lei non saprà più staccarsi. Hector è l'incarnazione di un uomo che vive per quello che fa, facendo capire al lettore che è possibile conquistare una donna anche senza il classico bacio della mano, gli argomenti possono essere ben altri. Avete presente Elizabeth Bennet e Darcy? Ecco fatto. Il vedere riproporre un rapporto simile a due dei maggiori personaggi della Austen è sempre bellissimo e dimostra un affetto senza eguali.

Le tematiche: Contrariamente a quello che si potrebbe pensare leggendo la trama, non è solo il tema del sovrannaturale a far da padrone in questa storia. Apparizioni, di questo si parla, incorporee ma quasi reali, è con loro che la protagonista, incoraggiata anche da Jean e Angus, viene più volte in contatto. Ciò che lei vede, o il lettore crede che lei veda, fanno parte di un immaginario particolare. Le persone che a lei si presentano, a partire dall'adorabile Elspeth per seguire con la donna sul treno e il suo bambino oppure la terribile tragedia che ha colpito la famiglia Le Breton, hanno subito una perdita. Ciascuna delle anime, che Ysobel chiama bianche, hanno subito un trauma, sono state strappate alla vita in maniera brutale. Perchè è Ysobel a vederle? Perché lei stessa non ha mai avuto quell'affetto che proviene direttamente dai genitori, conoscendo solo quello di due lontani parenti. Questo non fa di lei un'emarginata o un'infelice, ma le crea attorno un contesto in cui è più facile comprendere il senso di restare da soli, il non avere nessuno con cui passare il proprio tempo. Abituarsi all'idea che tutto deve finire proprio come è iniziato. La solitudine, l'abbandono, il dover farsi forza da sola, non sono per Ysobel qualcosa da cui fuggire, ma qualcosa da accettare in modo del tutto naturale.
Non è un caso che l'autrice abbia scritto questo testo dopo la perdita del figlio quindicenne, spentosi a causa della tubercolosi. Ferita, dilaniata e sofferente, ha trovato il modo per lei più semplice per esorcizzare i suoi demoni, identificandosi prima di tutto in Ysobel, che comunica con chi ormai non vive più e cerca di andare avanti con la propria vita dandogli un senso, e poi con la figura della madre all'interno del treno, che incapace di affrontare la morte del figlioletto finisce per "trascinarlo" sulla banchina attaccato alle proprie vesti dopo averlo ignorato.
Cosa accade dopo che perdiamo qualcuno? Come affrontiamo quello che ci aspetta quando ci guarderemo indietro e ripenseremo a quella persona? La Burnett da la sua interpretazione.
Non è un argomento facile, o uno di quelli a cui associare storie come questa, l'autrice però lo affronta in maniera elegante, ponendo importanti quesiti filosofici di grande profondità ma trattati in maniera diretta e semplice, per essere compresi da chiunque. Ecco la ricchezza di questo testo.


Analogie e differenze con Giardino Segreto: Andavo alle elementari quando la maestra suggerì la lettura del Giardino per le vacanze. Non conoscevo l'autrice e non conoscevo la storia. Niente. Bastò poco però per innamorarmi di quel romanzo e di quei personaggi, che in brevissimo tempo diventarono i miei migliori amici. Tutt'oggi li porto nel cuore.
Una delle prime analogie che accomuna Le anime bianche e il Giardino è la presenza di una protagonista femminile. In entrambi i casi abbiamo di fronte due personalità forti e particolari. Se da una parte abbiamo la scontrosa (almeno in principio) Mary Lennox, che giunge alla tenuta dello zio nello Yorkshire dopo aver perso i genitori, dall'altra abbiamo la docile Ysobel, anch'essa rimasta orfana e affidata alle cure di due tutori e costretta a vivere in un antico maniero feudale immerso nelle nebbie della Scozia.
Due bambine rimaste sole, che a loro modo devono far fronte a quella che è adesso la loro vita. Due persone simili ma profondamente differenti. Mary è scontrosa, viziata, si aspetta che tutto le sia dovuto e pretende di comandare a bacchetta tutti quanti, servitori compresi. Ysobel è diversa, lei è sensibile, riservata, adora l'ambiente in cui è crescita ed ha imparato ad apprezzare quella mutevole brughiera che invece inquieta Mary. Se da una parte c'è Mary, abituata a vivere in India con usi e costumi ben differenti da quelli Inglesi e quindi quasi estranea al nuovo modo di vivere corrente, dall'altra abbiamo una bambina più o meno della stessa età che sembra invece far parte da sempre di un ambiente all'apparenza ostile e solitario.
Entrambe devono metabolizzare delle perdite, umane ed emotive. Nessuno può dire loro come fare, solo agendo di loro spontanea volontà e affacciandosi di nuovo alla vita (Mary attraverso il Giardino, Ysobel attraverso un viaggio a Londra che la porterà a contatto con l'ambiente culturale dell'epoca) potranno capire che non è possibile stare da soli, perché condividere ciò che c'è di bello fa stare meglio.
In entrambe le storie c'è una chiusura. Da una parte il tremendo incidente all'interno del Giardino Segreto che lo zio di Mary decide di chiudere seppellendo la chiave (e...qua ricordo ancora quanto emozionante fu leggere del pettirosso che si accanisce su una zolla di terra riportandola alla luce!), dall'altra l'esser vissuta dalla tenera età in un luogo disabitato, in compagnia di sole persone adulte e con poche occasioni di confrontarsi con persone della propria età.
Una delle differenze è che nel nostro caso la protagonista vive una vita quasi da eremita, costellata da pochissime presenze adulte (questo almeno in principio) evolvendosi poi in maniera differente quando Ysobel fa la conoscenza del letterato Hecton MacNair. In Giardino Segreto accade l'inverso, Mary è inizialmente è attorniata di soli adulti, che le dicono cosa fare e come comportarsi, successivamente, con l'apertura del giardino e il rifiorire della natura, si troverà invece a condividere esperienze sempre più emozionanti al fianco del cugino Colin (che grazie a lei riscoprirà la voglia di uscire e stare all'aria aperta) e Dickon, ovvero tutte coetanei.
Ulteriore differenza è il finale. Il Giardino, nonostante inizialmente simboleggi una chiusura con il passato, si conclude con una totale apertura e un finale dove tutti ritrovano ciò che avevano perduto. Le anime Bianche è diverso. Anche se ciò che succede viene vissuto con estrema consapevolezza le vicende di Ysobel e Hector subiscono prima un'impennata, mostrando la scoperta di ciò che le meraviglie dell'arte e della sapienza possono aprire davanti agli occhi, dopo, proprio perché il sapere è sconfinato, si torna a parlare di cose terrene, come gestire la propria esistenza, come affrontare la morte, che cosa ne sarà di noi dopo. Un'iperbole che raggiunto il suo apice è costretta a concludere la sua curva verso il basso, sulla terra.

Il mio giudizio: Senza ombra di dubbio e senza esitare affermo che questo romanzo breve ha moltissimo da dare. Indescrivibile è l'emozione che si prova a leggere queste pagine, perché al loro interno c'è tutto quanto debba esserci in un libro. Stregato dalla lettura di Giardino Segreto molti anni fa, non potevo non restare ammaliato ancora una volta dalle parole dell'autrice. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare questo è un libro per tutti, soprattutto per gli adulti, capaci di cogliere il duplice significato della narrazione.
Sarò sempre grato a colei che ha fatto scattare dentro di me l'amore per la lettura. Se adesso continuo a leggere, leggere e leggere, è perché inseguo continuamente le emozioni provate durante la lettura di un suo libro. Questa, come le altre opere dell'autrice, è una storia che mai ci stancheremo di leggere. Semplicemente perfetta.

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