Autore: Mario Santamaria
Editore: L’Erudita (Giulio Perrone editore)
Pagine: 528
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La trama: Io sono il fiume è la storia di due generazioni, di un figlio inseguito dal fantasma ingombrante del padre e del sogno dell’uomo di governare il tempo.
È la storia di tre scienziati e della loro avventura, partita da una domanda con troppe risposte. Quanto dura il presente?
È la storia di Appo e Bliss. Del viaggio attraverso le Fasce Esterne che riscriverà più volte le loro vite.
È la storia di Roma, devastata dai bombardamenti della Grande Battaglia. Ridotta a un pugno di quartieri protetti dal Recinto. Il suo nome, proibito.
È la storia di un uomo senza scrupoli che minaccia l’ordine universale, spinto da un’ossessione che chiama amore.
Breve estratto: Il Recinto, pensò Appo. Fino all’incontro con Bliss non si era mai chiesto il perché di quella costruzione. Prima i piloni e la rete non esistevano, poi erano semplicemente lì. Poco più di un nuovo problema da risolvere per chi, come lui, aveva scelto una vita ai margini. Sempre in movimento, al di sotto dei radar. Pronto ad approfittare di ogni occasione a portata di mano. Aveva poco più di vent’anni quando folle di operai avevano tirato su il Recinto dal niente. Molti di loro erano reduci dalle manifestazioni e portavano ancora addosso i segni degli scontri. Eppure erano lì, giorno e notte, a versare sudore per il Distretto. Fianco a fianco con i militari che li avevano picchiati nelle piazze. Allora Appo aveva dedicato a quella incongruenza i pochi minuti che un randagio aveva a disposizione per la riflessione. Il suo verdetto era stato lucido e senza appello. Era l’ennesima follia di chi per vivere ha bisogno di sentirsi parte di qualcosa. Di chi ha bisogno di un padrone che lo protegge e gli indica il cammino. Una realtà che guardava verso l’alto, dal basso del suo essere ovunque per non sentirsi parte di niente. D’altra parte vivere dei resti che la battaglia lascia fra i cadaveri, forte del fatto di non essere uno di loro, aveva il suo perché. Eri quello sopravvissuto. Quello più furbo.
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