sabato 17 maggio 2014

Cent'anni di solitudine, di Gabriel García Márquez

Ben ritrovati, eccoci qua per un altro appuntamento con i classici senza tempo. Sono orgoglioso di me perchè Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez è uno di quei libri che volevo leggere da una vita e adesso, finalmente ci sono riuscito!

Titolo: Cent'anni di solitudine
Autore: Gabriel García Márquez
Editore: Mondadori
Pagine: 384

La trama: È la storia centenaria della famiglia Buendìa e della città di Macondo. In un intreccio di vicende favolose, secondo il disegno premonitorio tracciato nelle pergamene di un indovino, Melquiades, si compie il destino della città dal momento della sua fondazione alla sua momentanea e disordinata fortuna, quando i nordamericani vi impiantarono una piantagione di banane, fino alla sua rovina e definitiva decadenza. La parabola della famiglia segue la parabola di solitudine e di sconfitta che sta scritta nel destino di Macondo, facendo perno sulle 23 guerre civili promosse e tutte perdute dal colonnello Aureliano, padre di 17 figli illeggittimi e descrivendo in una successione paradossale le vicende e le morti dei vari Buendìa.

La recensione: Non credo possa dire qualcosa di nuovo o di originale su questo libro, vista la sua fama. Sarebbero troppe per un  romanzo che è diventato un classico della letteratura contemporanea. Sono approdato alla sua lettura adesso, in età avanzata, e forse è giusto così. Ogni libro ha il suo momento.

Cent'anni di solitudine è un romanzo un po' anomalo. E' un libro che solitamente potrebbe essere letto sui banchi di scuola, solo che i prof. preferiscono andare sempre sul caro Giovanni Verga e allietare le nostre mattinate con I Malavoglia. Due storie differenti ma molto affini, ecco perchè l'ho citato.
E' uno di quei libri di cui senti spesso parlare per motivi differenti, un libro che salta fuori in occasioni e modi differenti, quindi non sapevo esattamente cosa aspettarmi.
Il lettore si trova di fronte la fondazione di Macondo, una città fittizia non ben collocata, vicino alla costa a nord della Colombia. Macondo è la città Natale della dinastia dei Buendìa. La storia procede in modo cronologico, veniamo quindi a sapere via e morte di ogni personaggio, dalla sua nascita in poi.
I personaggi meriterebbero fiumi di parole, fosse anche solo per il fatto che uomini e donne della famiglia Buendìa portano tutti lo stesso nome con solo qualche piccola variante che li contraddistingue (più volte mi sono trovato a sorridere nello sforzo di tenere a mente tutto quanto l'albero genealogico!).


C'ent'anni di solitudine è un romanzo che inizia in sordina e forse proprio per questo spaventa e spesso spinge ad abbandonare la lettura dopo poche pagine. Mancondo è una città, e come tale si porta dietro persone e un'infinità di avvenimenti che si succedono a un ritmo vorticoso. Per apprezzare questo libro dobbiamo lasciarci suggestionare da questo paesotto che sembra spero da qualche parte nel mondo e seguire con passione le vicissitudini dei suoi personaggi nella sua totalità, tenendo sempre presente che le antiche pergamene di Merquiades lo zingaro fanno da collante e che il significato della storia sta proprio al loro interno.
Gli abitanti di Macondo sono persone della vita di tutti giorni, che affrontano la vita nel migliore dei modi, pensando che un domani per loro non c'è. Ma vivono intensamente ogni attimo della loro giornata venendo a patti con il lavoro, la famiglia (che via via si ingigantisce), l'amore, e lo sviluppo del loro piccolo mondo che sembra venir minacciato dalla civiltà e dalla tecnologia che rapidi avanzano.

Il punto di forza del romanzo è proprio il suo modo di narrare di persone che potrebbero essere nostri amici o vicini. Non ci sono nel romanzo eventi epocali, ma è proprio per questo suo incedere verso una fine che all'inizio non ci aspettiamo che lo rende unico nel suo genere.
Leggere questo libro serve. Serve non solo perchè è diventato parte integrante della nostra cultura, ma perchè  non ha niente da invidiare a nessun'altro classico che si rispetti. Una di quelle storie che uno che ama leggere non può lasciarsi sfuggire, fosse anche solo per avere la soddisfazione di dire "si, l'ho letto anche io". Un libro che deve far parte di noi.
Leggete Cent'anni di solitudine!

Molto simile come costruzione della storia è un romanzo che ho letto qualche tempo fa sempre grazie al consiglio di una collega: Madre del riso di Rani Manicka.
Romanzo che ho oltremodo adorato dall'inizio alla fine per la sua suggestività e passionalità.

La trama: Ceylon, inizi del Novecento. Una giovane viene data in sposa a un uomo malese molto più vecchio di lei che per averla si finge ricchissimo. La ragazza è costretta a seguirlo in Malesia e scopre che l'uomo, tra l'altro bruttissimo, è solo un modesto impiegato e vive in povertà. Da quel momento sarà lei la vera "colonna" della famiglia, sia moralmente che economicamente. Malese, ma residente in Inghilterra, laureata in economia, Rani Manicka firma questa saga femminile ambientata nel cuore esotico della sua terra natale.

Nessun commento:

Posta un commento