mercoledì 14 giugno 2017

Recensione: Cuore indiano, di Monica Maratta

Titolo: Cuore indiano
Autore: Monica Maratta
Editore: LFA
Pagine: 142
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La trama: Durante l'incendio di Jamestown, avvenuto il 19 settembre del 1676 in Virginia, per mano di alcuni coloni ribelli, capeggiati da N. Bacon, Eleanor viene rapita da un giovane indiano della tribù dei Pamunkey. Nonostante lo shock iniziale e il difficoltoso adattamento alla vita selvaggia, nasce un amore sincero tra i due giovani che tuttavia sarà costantemente ostacolato dagli odi razziali e politici dell'uomo bianco nei confronti dei nativi americani.

La recensione

Quando mi è stato proposto di leggere questo libro sono rimasto per prima cosa affascinato dalla cover. Penso sia una cosa bellissima. Spesso una bella foto, finalmente in perfetta linea con la storia, è meglio di tanti rimaneggiamenti digitali che si vede in giro ultimamente. Sappiatelo.

La storia è quella di Eleanor, figlia di un inglese coloro che niente vuole spartire con i nativi di Jamestown. Ma è anche la storia di un giovane indiano, che dopo l'incendio dell'insediamento, rapisce la ragazza. Lei è giovane, da sempre è cresciuta nella civiltà e non sa niente di come vivono gli indiani, a parte i macabri racconti che suo padre le ha narrato. Adesso quindi si trova lì, nella tribù dei Pamunkey, in balia di gente dalla pelle scusa e dai modi completamente diversi dai suoi.
Lui è un indiano con una tragedia alle spalle, stenta a trovare la felicità, resta però colpito dalla bellezza di questa ragazza bianca.
Ciò che entrambi non potevano immaginare era lo scoppio dell'amore tra di loro. Qualcosa che sconvolge l'esistenza di entrambi, che li divide all'inizio e li unisce successivamente.
Le minacce però sono sempre dietro l'angolo. Gli inglesi non si arrendono e si mettono a caccia della ragazza per riportarla a casa. E la trovano. Solo che ora le cose sono cambiate.
Inizia così una serie di eventi inenarrabili che mettono a dura prova l'amore, la pazienza, ma soprattutto il pregiudizio dell'uomo bianco verso coloro che ritengono inferiori.

La prima cosa che mi sento di dire è quanto sia stata piacevole la lettura di questo libro. L'autrice mi ha proposto di leggerlo e darle un parere sincero, quindi eccomi qui. La gentilezza che ha espresso nei nostri scambi via mail traspare anche tra le pagine del suo libro. I capitoli si susseguono narrandoci una storia d'amore che utilizza parole così semplici ma così evocative da sembrare quasi poesia. Non vi è uso di termini specifici, o di una prosa complessa e articolata, ma al contrario, la spontaneità e la scioltezza dei periodi creano un mix senza eguali, adatti al tipo di storia e alla voce narrante della protagonista.

Si tratta di una storia d'amore classica dove, in condizioni poco favorevoli, si ha incontro tra una ragazza bianca e un indiano nativo della Virginia. I due imparano a conoscersi piano piano, con i loro tempi, con i loro mezzi, con tutte le difficoltà della lingua. Questo però non li spaventa, perché quando il cuore ha sete d'amore, non ci sono barriere che tengano. Eleanor è ingenua, sprovveduta, spaventata perché sola in un luogo e in una tribù che non conosce. Lui ha subito un altro tipo di violenza, una violenza psicologica, una violenza fisica che gli ha strappato il figlio e la moglie.
Entrambi hanno bisogno di ricucire le loro ferite e si attraggono come calamite, mettendo in gioco loro stessi.

Ciò che però colpisce più di tutto in questo libro è senza dubbio la tematica. La diversità di mondi, di pelle, i pregiudizi che per anni sono stati vomitati addosso a popolazioni che non facevano altro che vivere la loro vita in santa pace. La sete di potere dell'uomo bianco ha però intaccato quel mondo con la sua cattiveria, la brama, non ha mai guardato in faccia nessuno, si è sempre presa tutto senza pensare. Ci sono state morti e e uccisioni, crociate, per dimostrare che quella gente dalla pelle scura andava in ogni modo civilizzata, quando invece bastava solo cambiare prospettiva.
La storia di Eleanor è un simbolo, lei si fa portavoce del suo popolo e fa da ponte con quello dell'indiano che fa breccia nel suo cuore e la spinge a reagire di fronte ad ogni avversità pur di veder coronare il suo sogno d'amore. L'avere una famiglia.

Troppi, tanti, sono gli ostacoli a cui i due innamorati si espongono, primo fra tutti la differenza di cultura, seguita poi dalla lontananza e dalle problematiche della vita di tutti giorni. Bigie, angherie, dispiaceri e sofferenze colpiscono il cuore di Eleanor, ma questo non la butta mai giù. forse è proprio questo il messaggio che l'autrice Monica Maratta vuole lanciare a tutti noi lettori. Non arrenderci mai, anche quando le cose vanno nel modo sbagliato, anche quando per lunghi periodi ci allontaniamo dalla meta. Dobbiamo sempre portarla nel cuore, perché è lì che torneremo sempre.

Il mio giudizio: Ho apprezzato parecchio questo libro. Prima di tutto per la storia che racconta, per quanto possa suonare come qualcosa di già sentito, l'elemento stilistico dell'autrice merita ogni singola parole. Le pagine scorrono come pregiato velluto, i personaggi sempre amabili e mai noiosi mettono in gioco emozioni vere, facendo capire al lettore quando sia importante avere qualcuno vicino.  Il tema è quello della diversità di civiltà, inflazionato ok, ma sempre attuale e poi, diciamocelo, non fa mai male ricordare la storia, non fa mai male che qualcuno ci sbatta nuovamente in faccia in cosa potremmo scadere nuovamente se le cose non cambiano. Un amore, che però si estende a molteplici interpretazioni, perché l'amore, che sia verso un uomo, una donna, o un bambino, sempre di amore di tratta.
Un grazie all'autrice che è riuscita un pochissime pagine a racchiudere un mondo intero, a trasportarmi nella Virginia del del '600, a farmi prendere parte alla lotta per l'amore e l'uguaglianza dei popoli. Ecco la dimostrazione che non servono affatto milioni di pagine per raccontare una storia se le idee sono ben chiare nella mente.

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