martedì 27 dicembre 2016

24 ore, di Stefano Rossi

Titolo: 24 ore
Autore: Stefano Rossi
Editore: Carmignani editore
Pagine: 95 circa
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La trama: Una misteriosa valigetta si aprirà scadute ventiquattro ore: tutti la vogliono ma nessuno sa cosa contenga davvero, perché il meccanismo per aprirla è sconosciuto. Sei mosche da bar disposte a qualsiasi cosa pur di possederla si muovono in un macabro gioco dell’oca sullo sfondo di questa storia on the road in bilico tra il pulp e il noir, l’ironia demenziale e lo splatterpunk, incrociando personaggi indimenticabili come il Divoratore, i Fratelli Cobra, il vecchio Ernest Cooter e molti altri ancora.

La recensione

Stefano Rossi sbatte il lettore a Never City, una città fittizzia che niente ha a che fare con la Neverland cara alle favole. Qui vigono leggi differenti, le strade sono in mano alla malavita, tipi poco raccomandabili si aggirano ad ogni angolo, le costruzioni sono in perenne decadimento come l'anima di chi li abita. E' in un pub malfamato e frequentato da loschi individui, chiamato Lione Pub, che viene accesa la miccia di una miscela esplosiva. Frank, il barista, e un gruppo di avventori dalle caratteristiche comportamentali insolite, vengono sorpresi dall'improvvisa entrata in scena di un individuo strano, che porta in mano una valigetta 24 ore. Pochi gesti, poche parole, per esporre loro che hanno tempo 24 ore prima che la valigetta si apra e sveli il suo contenuto, ma solo uno di loro potrà metterci le mani sopra. Ciò che accade subito dopo lascia i presenti impietriti. Come ci si sbarazza di un cadavere?
Suona il gong, ed è come se una forza oscura muovesse ciascuno di loro in funzione di quell'unico oggetto che sono disposti ad avere a qualsiasi costo, anche a mettersi nei casini, anche a dire bugie, anche ad ammazzarsi l'un l'altro. Tutto questo e molto altro, scandito al suono di musiche beat, macchine dalla carrozzeria fiammante, respirando l'aria del deserto fatta di polvere e morte.

Lo stile di 24 ore è particolare, lo stesso autore lo definisce un magma creativo, come un fiume di lava inarrestabile e che travolge tutto quanto, lettore compreso. Aperte la pagine di questo libro vi affondiamo fino alle ginocchia, in trappola, assieme ai personaggi e alla loro rocambolesca corsa per cercare di accaparrarsi la preziosa valigetta.
Viene fatto uso di un linguaggio semplice, scarno, ma mirato, capace di conferire un ritmo sempre più incalzante con l'andare della storia. Dopo un iniziale carrellata dei personaggi all'interno del Lione Pub, l'azione comincia, ed è come salire su un ottovolante in perenne discesa adrenalinica, fatta di corse, sparatorie, incontri con tipi molto particolari e ovviamente...secchiate di sangue. Al lettore non viene risparmiato niente, è come se anche lui, attento a schivare colpi di arma da fuoco, corresse dietro a quella valigetta dal misterioso contenuto, che come una staffetta passa di mano in mano senza fermarsi mai.
Solo alla fine si riesce a tirare il fiato. Forse.

Ci sono numerosi richiami che mi hanno fatto piacere trovare tra queste pagine. Primo fra tutti è l'ambientazione, Never City è come Gotham solo che fa parte di un'epoca particolare, stile anni  80-90' ma con un occhio che guarda torvo il futuro. Un posto fatto di delinquenza, dove solo con le unghie e con i denti puoi sopravvivere. I nostalgici di Batman ne resteranno completamente affascinati.
L'altro riferimento, piuttosto esplicito, è quello relativo al famoso film Dal tramonto all'alba, il Lione Pub come anche il Twist and Shot, sono infatti presentati come quel bellissimo covo di vampiri della pellicola chiamato Titty Twist. Stesse facce da bar, stesso clima malsano, strani traffici al loro interno e, ovviamente, frequentato da motociclisti sbronzi e con la voglia di fare a botte e dove al loro interno si scatena l'inferno.
Pur essendo un libro il costante collegamento con il cinema è lampante, un'ode ai film di Tarantino, allo splatterpunk e a tutti quei B-movie che hanno drogato la mia adolescenza.

I personaggi sono i classici stereotipi da bar, ognuno con le proprie caratteristiche. C'è il  barista, il figo di turno, la coppia di fidanzati ecc. Tutti si conoscono, sanno cosa si cela dietro ogni faccia che sta loro vicino, quello che si percepisce è qualcosa che bolle in pentola, come se ci fosse qualcosa da dire, qualche conto da far tornare, ma nessuno ha il coraggio di dire niente per non scadere nuovamente nell'ennesima discussione. Il coperchio viene fatto saltare con l'entrata in scena della valigetta, che porta a galla antichi dissapori.
Parte la staffetta, la valigetta corre e ciascuno di loro da un significato a quell'oggetto, lo ricopre di responsabilità, di possibilità per il futuro (principalmente soldi). La valigetta fa uscire il loro vero carattere, mette in luce le loro miserevoli vite fatte di niente e li porta a contatto con situazioni e individui che sarebbe bene non incontrare mai sulla propria strada. Le loro storie sono legate a quella cosa.

Per dare un senso a tutto quanto dobbiamo giungere al finale che chiude il cerchio cominciato all'inizio, capire
chi è il fortunato che avrà l'onore di scoprire il contenuto di quella valigetta che si porta dietro una scia di sangue senza fine.

Il mio giudizio: 24 ore è come la corsa all'oro, come la ricerca di Eldorado, come la caccia al Sacro Graal. Non tutti possono averla, solo uno può metterci le mani sopra ed è disposto a qualsiasi cosa. Stefano Rossi, con un pretesto assurdo, folle, quasi inspiegabile mette in scena un qualcosa che cattura il lettore all'istante, lo inchioda a quelle pagine, e lo porta a spasso nel deserto, attraverso una città fatiscente corrotta, per avere qualcosa che ha al suo interno il destino di tutti quelli che gli corrono dietro. La domanda costante di che cosa ci sia di così importante dentro a quella 24 ore ri suona costantemente nella mente di chi legge come un'ossessione. Perché questa gente da la caccia a una 24 ore senza sapere nulla? Chi è lo strano individuo che l'ha avuta per la prima volta? Come un moderno anello di Sauron Tolkieniano genera aspettative, brama di potere e sangue.
Un racconto che consiglio caldamente a tutti quanti indistintamente, perché al suo interno ci sono tutti gli elementi per catturare l'attenzione sia del lettore che cerca l'azione, sia  del lettore alla ricerca di un'ambientazione che fa molto beat generation allo sbando, e pure tutti quelli che di fronte ad azioni apparentemente senza senso vogliono trovare il loro significato.
Una storia scaturita da un viaggio a San Francisco, scritta in un giorno, la prima di una lunga serie. Gente, Rossi ha fatto centro, e l'ha fatto con un'enorme botto.

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