venerdì 15 dicembre 2017

Recensione: Esistenze // Non sono morto, di Ivo Gazzarrini

Titolo: Esistenze // Non sono morto
Autore: Ivo Gazzarrini
Editore: Bloodword
Pagine: 118
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La trama: ESISTENZE Condominio Il Pioppo Verde, secondo piano, appartamento numero tre. Luigi e Marco invitano i loro amici Laura, Aldo, Tommaso e la coppia lesbonevrotica Sara e Monica a passare la serata di Halloween giocando a Zombie Plague, un gioco scaricabile da internet... Il citofono suona, sono arrivate le pizze e decidono che sarà il dado a decretare colui che andrà a prenderle. Tommaso lancia il dado in aria...

NON SONO MORTO Non sono morto! Un grido di disperazione. Un urlo che cerca di scuotere il tuo essere. Quando qualcosa s’incrina e non sai se sei veramente vivo. Il cimitero di Ponte a Egola è ufficialmente aperto e gronda sangue.” ... Marco tirò l’inferriata verso di sé e il cancello del cimitero si spalancò con un cigolio. In un primo momento non badò alla risata del vecchio ma quando qualcosa d’invisibile gli sbarrò la strada la sentì. Si voltò di scatto per vedere l’uomo, ancora seduto sulla lapide di marmo, che rideva. Appoggiò la schiena alla barriera e scivolò su quella parete incorporea fino ad accasciarsi a terra in preda alla disperazione..."

La recensione

Ciò che mi sento di dire immediatamente è che mi sono goduto questi due racconti brevi alla velocità della luce. Avevo altri libri in coda ho deciso però di dare spazio a Gazzarrini, essendo un autore a cui sono molto affezionato per tutta una serie di motivi. Ma lasciatemi dire qualcosa di più specifico...

Esistenze: Questo racconto mi ha colpito non appena ho letto la trama. Non so come le storie che hanno per protagonista un gioco di gruppo hanno sempre esercitato un certo fascino su di me.
Siamo ad Halloween e un gruppo di ragazzi decide di passare assieme la serata bevendo e giocando a un gioco scaricato on line mangiandosi nel frattempo una pizza da asporto. Tutto prende il via non appena suonano alla porta. Nessuno vuol andare ad aprire... così decidono di tirare a sorte.
Ciò che accade dopo spalanca molteplici dimensioni dove ogni volta la storia è sempre la stessa ma cambia allo stesso tempo. La vita dei ragazzi che giocano cambia ogni volta che i dadi vengono lanciati...e la scia di sangue che si portano dietro è degna di una mattanza!

Se mettiamo per un attimo da parte il sangue e il genere splatter a cui l'autore si affianca, ho trovato geniale come la storia è stata gestita. Un banalissimo gioco diventa il pretesto per raccontare diversi attimi di un episodio che sfocia nel sangue andando a toccare i topoi di genere.
Come accaduto in Delirium, l'autore prende nuovamente in mano il tema della storia che si ripete e che porta con sé conseguenze che non è più possibile cambiare. Ecco il tema del racconto, ecco qualcosa che va oltre i dialoghi, oltre il sangue a secchiate, oltre la storia.
Gazzarrini in questo racconto dimostra originalità e una sapienza di gestire le parole in modo semplice (cosa che apprezzo sempre) e conciso, e utilizzare l'elemento horror mischiato a un pizzico di sociopsicologia è qualcosa che secondo me risulta vincente sotto tutti i punti di vista.
Il mio consiglio? State attendi a quando ordinate delle pizze a casa!!

Non sono morto: Questo secondo racconto è diverso. Per un attimo mettiamo da parte l'aspetto horror per avvicinarci invece al tema del paranormale.
Marco è un ragazzo come tanti, uno che ha una sua vita e che fino qualche tempo prima l'ha divisa con una persona. Adesso però è notte e lui si trova al cimitero di Ponte a Egola in compagnia di un enigmatico vecchio. Come mai? Perché proprio lui? Perché proprio il cimitero? Il vecchio gli confessa di potergli dare tutte le risposte a patto che stia a sentire la sua storia. Non appena la sua bocca si apre e le parole scorrono a fiumi, dentro la testa di Marco si spalanca l'inferno, riversando fuori il suo passato, la sua storia, e il tremendo accadimento che l'ha diviso dalla fidanzata...
Che Marco sia responsabile di qualcosa? Che abbia rimosso un fatto di sangue? il vecchio sa tutto quanto... basta starlo a sentire.

Di nuovo Gazzarrini va a pescare nell'ambito della psicologia, usufruendo della rimozione, quel meccanismo mentale che tende ad allontanare dall' Io tutti quei fatti che spesso fanno soffrire. A differenza del racconto precedente qui le cose sono più serie, il sangue è minore ma solo perché, come accadeva nelle tragedie greche, il fatto è già accaduto. Questo però non significa che il rimorso, la disperazione e la sofferenza che corrode l'animo del protagonista faccia meno male. Ciò che non viene esplicitato è quasi sempre peggiore di una pugnalata in pieno petto... anche se meno plateale.
Gazzarrini dimostra come il male possa avere forme e narrazioni differenti senza  venir meno alla sua funzione di insegnamento, di ammonimento. L'uso del flashback e del racconto in terza persona favoriscono un particolare scorrimento della storia, scandito da situazioni appartenenti a tempi differenti. Un prima e un dopo. Un misfatto e ciò che accade successivamente... ma soprattutto la punizione inflitta al colpevole.
L'istinto va sempre controllato.

Il mio giudizio: Due racconti che meritano di essere letti, prima di tutto perché si leggono in un soffio e sono godibili in ogni momento della giornata, secondo perché l'esordio letterario di un autore merita sempre di essere visionato. Il successo delle opere di Ivo Gazzarrini è già presente in queste pagine, pioniere di uno stile crudo, diretto e spietato, cosa che gli appassionati di horror non potranno non apprezzare. Consiglio a tutti quanti la lettura di questi racconti perché mi sono piaciuti sul serio, brevi e intensi come piacciono a me. Un mordi e fuggi che fa scorrere sangue a fiumi...

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