giovedì 24 dicembre 2015

Chi perde paga, di Stephen King

Titolo: Chi perde paga
Titolo originale: Finders Keepers
Serie: The Bill Hodges trilogy #2
Autore: Stephen King
Editore: Sperking&Kupfer
Pagine: 469

La trama: SVEGLIATI GENIO! Il genio è John Rothstein, scrittore osannato dalla critica e amato dal pubblico - reso immortale dal suo personaggio feticcio Jimmy Gold - che però non pubblica più da vent'anni. L'uomo che lo apostrofa è Morris Bellamy, il suo fan più accanito, piombato a casa sua nel cuore della notte, furibondo non solo perché Rothstein ha smesso di scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato Jimmy. Bellamy è venuto a rapinarlo, ma soprattutto a vendicarsi. E così, una volta estorta la combinazione della cassaforte al vecchio autore, si libera di lui facendogli saltare l'illustre cervello. Non sa ancora che oltre ai soldi (tantissimi soldi), John Rothstein nascondeva un tesoro ben più prezioso: decine di taccuini con gli appunti per un nuovo romanzo. E non sa che passeranno trent'anni prima che possa recuperarli. A quel punto, però, dovrà fare i conti con Bill Hodges, il detective in pensione eroe melanconico di Mr. Mercedes , e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome Robinson....

La recensione

Confesso che non stavo nella pelle, volevo leggerlo in tutti i modi.. Troppi contatti fb ne stavano parlando e il fatto che ancora non l'avessi letto mi agitava un sacco. E' stupido? Boh. Forse.

Chi perde paga ha, ovviamente, un titolo completamente differente in originale, che è Finders Keepers. Grazie traduzione per essere sempre così fedele con noi lettori e affibbiare titoli che non significano nulla. Grazie. Ma comunque...siamo di fronte alla seconda parte della trilogia dell'ex detective Hodges, alle prese con una nuova avventura.
Questo secondo volume prende il via poco dopo la strage al City Center, quando un folla enorme di persone a caccia di un impiego viene falciata da un folle che si scaglia su di essa schiacciando a tavoletta l'acceleratore di una Mercedes.
Il primo volume era incentrato sulla figura di Hodges, poliziotto in pensione, che torna "a lavoro" accompagnato dal ragazzo tuttofare, Jerome. Questo secondo no, è differente. Hodges appare solo molto tempo dopo. La storia comincia con un trio di ladri, capitanati da Morris Bellamy, che fanno irruzione in casa di un famoso scrittore ormai riturato dalle scene, John Rothstein, per sottrargli i suoi preziosi taccuini, su cui ha scritto il seguito delle avventure di Jimmy Gold.
Ciò che c'è di bello però è che la storia di Morris&Co, che comincia nel 1978, si alterna alle vicende di Peter, un ragazzino (e poi un ragazzo molto carino) che in un modo che non starò qua a dirvi riuscirà a mettere le mani su quei taccuini prima di tutti gli altri...
Inizia così una corsa contro il tempo, una caccia all'uomo, una caccia al tesoro per assaporare quelle pagine scritte su delle costosissime Moleskine...e come accade sempre qualcuno deve essere pronto a morire...

Il tema: Decisamente la cosa che più mi è piaciuta di questo libro: l'amore per le storie e per i libri. Ebbene si, per una volta ancora King torna sulle orme del famoso Misery e de La storia di Lisey (che ho amato alla follia!). Le storie narrate in questo libro, prima quella di Bellamy, poi quella di Peter, e successivamente quella dei due, raccontano due forme si amore e di ossessione per i libri. Entrambi affrontano il problema del ritrovamento dei taccuini di Rothstein in maniera diversa. Bellamy tira fuori il peggio mostrando un amore cattivo e malsano per quel personaggio a cui si è tanto affezionato, al punto da uccidere per sapere che cosa gli sia successo. Peter vive la storia di Jimmy Gold per quella che è, una bellissima storia di ribellione capace di cambiare il suo modo di vedere il mondo.
Torna il tema della crisi, la stessa crisi che sta colpendo pure l'Italia, ovvero una società che stenta a vivere e non riesce a rialzarsi dopo una crisi che ha messo tutti in ginocchio. In questo sequel la cosa è ancora più marcata, si parla di soldi che non ci sono, della difficoltà di trovare un nuovo impiego, del non aver le possibilità di iscrivere i figli a scuola.
Tutto ciò è molto bello e molto spaventoso allo stesso tempo.

I personaggi: Inutile dire che ormai sono votato al male e non posso non provare affetto per i cattivi. Proprio come per Mr Mercedes, anche stavolta Bellamy ha fatto breccia nel mio cuore credo dopo pagina tre. Non posso farci niente. Di lui ci vengono narrate le sue gesta, momenti della sua infanzia, gli anni del carcere e gli abusi subiti. Veniamo messi a parte per la sua passione per la letteratura, ed è forse questo che più mi ha colpito. In lui mi sono rivisto. Ho rivisto in Morris, la mia voglia di conoscere e sapere, il mio affetto per gli autori che amo, il non essere mai stanco delle loro storie.
Abbiamo conosciuto Hodges e i suoi aiutanti nel libro precedente e per loro continua una simpatia su cui non si può dir nulla, relegati forse a personaggi di contorno, perchè la vera storia è gestita da tutto il resto. Loro compiono delle azioni, dicono delle parole e arricchiscono la storia di dettagli, ma sono solo piacevoli intermezzi all'interno di una narrazione che vuole il lettore concentrato su ben altro. Chi legge pretende brama (e teme allo stesso tempo) il momento in cui Morris e Peter si incontreranno per capire chi sarà capace di scendere più a fondo per avere i taccuini. Due personaggi riuscitissimi, credibili, amabili. Abbandonarli è stato un vero dolore.

Il mio giudizio: Ho apprezzato moltissimo questo libro. Mi è piaciuto davvero tanto, nonostante il King dei vecchi tempi sia andato. Penso che King sia uno che sappia cavalcare le onde, uno che sa adattarsi ai tempi e alle storie. Mi è piaciuto il modo in cui ha saputo tenermi legato a quelle pagine, a come volessi mollare tutto quanto stessi facendo (lavoro compreso) per tornare a immergermi in quella lettura. Questo libro mi è letteralmente scivolato tra le mani. Ironico, veloce, serrato. Il giusto mix di paura e adrenalina. Non so come possa ancora esserci gente che non lo legge! Finire questa storia mi ha solo messo la voglia di leggerne ancora e ancora e ancora.
King non ha bisogno di nessuno.

giovedì 17 dicembre 2015

Pensieri sui giovani e la lettura...

Buon pomeriggio cari lettori,
il post di oggi non è una delle mie classiche recensioni, ma un pensiero. Questo pensiero non è certo la scoperta del secolo, non ho fatto nessuna ricerca, ho solo cercato di guardarmi intorno, come certamente avete fatto anche voi. Adesso questo pensiero è qua, sul blog, perchè non vada sprecata un'oretta del mio tempo di ritorno da lavoro.
Sentitevi liberi di commentare e di dire la vostra! =)

C'è un dilemma che ormai va avanti da anni. Ci chiediamo spesso se ci sono abbastanza persone che leggono, ma ancora di più ci chiediamo se a farlo sono i più giovani. Un adulto può chiaramente scegliere per conto proprio le letture, avendo un sacco di argomenti a cui attingere, ma un ragazzo giovane come si comporta di fronte a questo? Sempre più spesso, adesso che viviamo in un'epoca che predilige la tecnologia, pensiamo a come poter avvicinare le nuove generazioni alla lettura. Solitamente la risposta che diamo è quella che se uno nasce in una famiglia dove si legge molto, di conseguenza quando crescerà avrà un certo tipo di rapporto con i libri. Questo è certamente vero, solo avendo sotto gli occhi le pagine stampate evitiamo di vederle come qualcosa di brutto e cattivo quando diventiamo grandi. Molti punti a favore per tutti quei genitori che abituano i propri figli sin da piccoli ad abituarsi al suono delle parole. Parole che inizialmente hanno il significato del gioco e che successivamente avranno funzione di studio o di divertimento.

Di contro un ambiente che non suggerisce la lettura come qualcosa di cui appassionarsi e avere compagnia quando ci sentiamo giù, contribuirà ad allontanare chiunque dal prendere in mano un libro. Ultimamente però le cose sono molto cambiate, a dare una forte mano all'editoria è stato il cinema. Da sempre i libri hanno ispirato le storie del grande schermo, ma negli ultimi anni, con l'entrata in gioco di molti generi adatti anche ai più giovani, l'editoria ha acquistato un pubblico di giovanissimi. Harry Potter, la saga di Twlight e Divergent, fino ad arrivare alla recentissima trilogia di Hunger Games, sono solo alcune delle storie apparse al cinema e che hanno spinto milioni di ragazzi a leggersi anche la storia cartacea, ansiosi di poter vivere ancora una volta e in maniera differente le avventure dei loro eroi. Una grande spinta propulsiva per tutti quanti.

Un ulteriore aiuto l'abbiamo avuto anche dalla tecnologia, che ultimamente aveva reso tutti quanti un po' pigri, con l'uscita di numerosi dispositivi di lettura come il Kindle o il Kobo. Grazie a loro portarsi dietro un libro è diventato molto più pratico e meno “pesante” di prima, è possibile reperire libri in rete in maniera semplice e veloce e leggere pagina dopo pagina è diventato un vero piacere. Usando uno di questi supporti e avendo di fronte una sola pagina per volta con possibilità di scegliere anche la grandezza del carattere, anche un libro di molte pagine è meno spaventoso da affrontare. Ecco che molti, anche giovanissimi, proprio perchè incoraggiati dall'uso costante dei telefoni cellulari, si sono avvicinati alla lettura assaporando le pagine di un libro durante l'attesa di un autobus oppure mentre aspettano un amico il sabato pomeriggio per il classico giretto in centro. Il diverbio che sta poi nascendo se sia meglio continuare a leggere cartaceo oppure dare più spago all'editoria digitale è un altro paio di maniche. Adesso mi accontenterei di questa nuova frontiera che sembra aver fatto breccia nel cuore e nella mente di molti ragazzi.
Che sia l'inizio di una nuova era?

martedì 15 dicembre 2015

Penombra, di Gian Luca A. Lamborizio

Titolo: Penombra
Autore: Gian Luca A. Lamborizio
Editore: Eretica edizioni
Pagine: 194
Link per l'acquisto QUI

La trama: "Puzza di muffa, abbandono e sporco. I tre odori si mescolavano e rendevano l'aria pesante, a tratti nauseabonda. Le finestre erano costantemente serrate e così, negli angoli delle stanze, si erano formate macchie scure, di muffa. Dapprima poche macchioline. Poi, a poco a poco, avevano ricoperto gran parte della tappezzeria. Pochi raggi di sole filtravano attraverso le persiane quasi sempre accostate. Ovunque regnava una penombra opprimente. In fondo al corridoio, una porta era socchiusa."

La recensione: Lo ammetto, avevo questo libro in gestazione da un sacco di tempo, poi ho iniziato ad avere forti sensi di colpa e mi sono deciso a leggerlo. Quello che ho avuto tra le mani in questi giorni è il libro di Gian Luca A. Lamborizio: Penombra.
Un genere apparso di rado sulle pagine di questo blog è vero, un genere che per certi versi molto simile al giallo. Questo libro narra di noir, racconti che hanno per protagonisti situazioni particolari legate al mondo del crimine.

Scrivere di ciascun racconto presente in questa raccolta vorrebbe dire svelare in parte i suoi segreti e la sua suspance, quindi non lo farò. Voglio però scrivere qualcosa sulle sue atmosfere, il vero punto di forza della scrittura dell'autore. Iniziata la lettura di Penombra il lettore viene accompagnato attraverso una serie di racconti dalla lunghezza crescente, nei meandri della psiche, in tutti quei luoghi in cui siamo portati ad andare quando qualcosa ci turba e ci ferisce.
Gli atti criminali, le violenze, le discussioni che avvengono in questo libro derivano quasi sempre dalla paura. E' lei che muove tutto quanto e le pagine di questo libro. La paura di ferire qualcuno, la paura di essere scoperti a fare qualcosa di sbagliato, la paura di essere noi stessi. Paure che spesso sono ben peggiori del commettere un omicidio e comprendere quale sarà la nostra punizione.
Lamborizio utilizza una scrittura semplice e scorrevole e, proprio come Jane Austen, l'uso di un dialogo dai ritmi incalzanti che porta avanti la storia come se il lettore si trovasse di fronte ad un palcoscenico. Poche e brevi descrizioni servono a informare sul dove e quando, il resto è affidato alle parole dei personaggi, altro punto a favore di questi racconti, che altro non raccontano se non le raccapriccianti vicende di alcune persone comuni e di un gruppo di poliziotti alle prese con i loro casi.

Ho molto apprezzato i racconti iniziali, quelli dove la vicenda principale si alterna a scene di vita vissuta anni addietro per dar modo al lettore di comprendere meglio quello che avviene sotto i suoi occhi. I personaggi delle prime storie sono persone comuni, più vicine a noi, quindi le loro azioni incidono in modo particolare sull'emotività di chi legge perchè si sente chiamato in causa, quasi stesse leggendo la storia del proprio vicino di casa. Questo mi ha permesso di apprezzare la costruzione della storia e del suo intreccio, una storia breve ma ben strutturata.
Diverse sono invece le storie finali del libro, dal respiro più ampio e di genere forse diverso alle prime. Quello che le rende differenti sono i personaggi, nelle prime storie ci sono personaggi della vita di tutti i giorni e le forze di polizia hanno il suolo di aiuto, nelle altre i ruoli vengono invertiti e l'attenzione si concentra unicamente sulle indagini svolte dai poliziotti e dal loro commissario. Questo cambia tutto quanto e rende il libro ancora una volta differente da come potevamo aspettarcelo. Una piacevole sorpresa quindi, quella che l'autore fa, accontentando in questo modo lettori di gusti ed esigenze differenti. Se siete gente che amate il giallo che si tramuta in thriller Penombra è il libro che fa per voi.
Aiutare un giovane autore emergente fa sempre bene.

sabato 12 dicembre 2015

Blue Dream blogtour, di Alessia Coppola // 12ma tappa, intervista all'autrice


Buon sabato lettori!
E' con grandissimo piacere che prendo parte al mio primo blogtour insieme alla Bancarella del Libro, felice di farlo con una delle autrici che apprezzo moltissimo: Alessia Coppola.
Questo blogtour è dedicato a Blue Dream lo spin-off dell'acclamato Alice from Wonderland, che ha per protagonista uno dei personaggi più folli e innamorati: Algar, il Bricaliffo. Ma veniamo a noi e all'argomento di questa tappa, l'intervista all'autrice.

Titolo: Blue Dream
Autore: Alessia Coppola
Editore: Dunwich edizioni
Pagine: 75
Link per l'acquisto QUI

La trama: E se realtà e immaginazione si fondessero? Cosa accadrebbe se uno dei personaggi di Wonderland arrivasse nel presente? Algar è ancora innamorato di Alice e non riesce a rinunciare a lei. Grazie ai consigli di Nikola Tesla, il Brucaliffo viaggia nel tempo pur di ritrovarla, ma un errore di calcolo lo spedisce nel futuro. Quando tutto sembra perduto, la speranza palpita su ali di farfalla. Una maschera di pizzo, un segreto, un passato da cancellare. La speranza ha un nome, quello della fanciulla dagli occhi di zaffiro.

Pronti, attenti....via!

1- Chi è Alessia Coppola?
Alessia è una sognatrice, un'anima alla perenne ricerca di stupore, magia, ispirazione. Amo i libri, le giornate di pioggia passate in casa a scrivere, in compagnia di una tazza di tè. Mi piace dipingere, fare dolci, cantare. Mi definisco spesso una lupa dal temperamento indomito.

2 - Come nascono le tue storie?
Le mie storie sono fulmini, scintille. Quando meno me lo aspetto mi vengono a trovare e mi abbagliano.

3 - Come definisci il genere di storie che sei solita scrivere?
Ah, non saprei. Forse magiche e visionarie.

4 - Per delineare i caratteri dei tuoi personaggi ti ispiri a qualcuno della vita reale?
Spesso sì. Mi ispiro a chiunque lasci un'impronta nella mia memoria. Tanta gente mi ha ispirato senza saperlo. Inoltre, attingo molto della mia caratterizzazione personale. Mi piace che i miei personaggi mi somiglino.

5 - Adesso veniamo all'argomento centrale di questa intervista: Blue Dream. Io come altri tuoi fan sono stato felice quando mi giunse all'orecchio la notizia che stavi lavorando a uno spin-off dedicato a uno dei personaggi del già famoso Alice from Wonderland. Com'è nata l'idea di questo spin-off? L'idea è nata per dare voce e riscatto al mio personaggio preferito. Ho amato Algar dal primo istante in cui è comparso nella mia mente. All'inizio non avevo le idee chiare, ma ho continuato a scrivere, lasciando che lui mi raccontasse di sé.

6 - Il personaggio di Algar ha avuto senza ombra di dubbio un ruolo quasi determinante nella scelta di Alice, Blue Dream costituisce forse una riscossa da parte sua?
Esatto, ho voluto scrivere questa storia proprio per offrirgli il riscatto e l'amore che gli era stato negato.

7 - La scelta del genere dello spin-off ha fatto prendere alla storia una certa rotta. Senza svelarci niente, cosa possiamo aspettarci? Wonderland avrà ancora spazio all'interno delle vite dei tuoi personaggi?
Non posso dire molto, ma sicuramente non ci sarà Wonderland in questo spin-off, se non un ricordo. Potrete però trovare elementi urban e paranormal romance.

8 - Come ti è venuta l'idea del meccanismo che da il via alla storia di Blue Dream? Ti spaventano i risvolti che adesso possono prendere le vicende riguardanti Wonderland? Temi che qualcuno dei tuoi fan possa non approvare le tue scelte?
Ho sempre il timore che i lettori possano non approvare le mie scelte. Tuttavia ho sempre scritto di getto e con il cuore. Ciò che è fatto con amore non può trovare terreno arido. Sono fiduciosa e spero che tutto scorra nel verso giusto.

9 - Pensando ad un eventuale altra storia riguardante lo Stregatto, quale potrebbe essere la sua storia? Ho già scritto uno spin-off sullo Stregatto. Al momento lui ha avuto il suo ruolo. Penso che riprenderà voce nel sequel di Alice.

10 - Il tuo stile narrativo somiglia moltissimo a quello poetico, come riescono le tue parole ad assumere questo aspetto, vengono scritte di getto oppure ci torni sopra in un secondo momento per dare il tocco finale?
Scrivo di getto e poi nella fase di revisione cerco di modellare il tutto. Ho iniziato a scrivere poesie e credo che queste abbiano lasciato la loro traccia indelebile.

11 - Sei a favore del self publishing oppure continui a preferire i metodi tradizionali?
Preferisco essere supportata da un editore, nonostante io stessa abbia deciso di pubblicare in self una piccola novella.

12 - In che modo riesci a far combaciare gli impegni della vita reale con quelli del mondo della fantasia?
La verità è che non ci riesco. Rimango immersa nel mio mondo di inchiostro e il tempo per vivere, è poco.

13 - Con le tue recenti pubblicazioni, come Blue Dream per Dunwich edizioni ma anche con l'uscita della prima novella della trilogia Fire Sing, ti sarai sicuramente accattivata l'interesse del pubblico. Questo ha influito sul tuo modo di lavorare e il tuo modo di essere?
Non credo abbia influito. Certo, ora sono più sicura di ciò che faccio. Non mi sono mai sentita una scrittrice prima di Alice, la Dunwich mi ha offerto la possibilità di essere letta e apprezzata. Ecco, è cambiato questo. Ora non mi sento sola, ho nel cuore tutte le carezze dei lettori.

14 - Hai mai pensato di inserire nelle tue storie tematiche come l'integrazione, le coppie di fatto, o l'incapacità politica di venire incontro ai bisogni della popolazione?
Non ci ho ancora pensato. Non voglio scrivere di politica, per mantenere una posizione neutrale. Inoltre, sono una scrittrice fantasy, quindi affrontare altre tematiche non sarebbe opportuno al momento.

15 - Quali sono secondo te, considerando la tua esperienza di blogger e di scrittrice, le gioie e i dolori della vita di tutti i giorni? Come riesci a destreggiarti tra le recensioni, le illustrazioni da preparare e selezionare i pezzi dei posti, cercando sempre di ritagliarti un po' di tempo per scrivere?
Come scritto sopra, non è facile conciliare. Infatti, non mi riesce granché bene, ma ci provo. Amo ciò che faccio e vorrei farlo al meglio, anche sacrificando molto altro.

16 - Come sei solita reagire alle critiche?
Per fortuna fino a ora ne ho ricevute poche. Ma se dovessero arrivare mi troverebbero pronta. Ogni critica, se costruttiva, aiuta a migliorare.

17 - Quali consigli daresti a coloro che vogliono intraprendere il tuo stesso mestiere?
Non sono la persona adatta a elargire consigli, io stessa ne ho tanto bisogno. Sicuramente esorterei a non mollare, a credere in se stessi, a leggere tanto. Il lettore va rispettato e alla base della scrittura c'è ricerca, studio, amore smisurato e sacrificio.

18 - Adesso la domanda di rito! C'è qualcosa che bolle in pentola? Nuovi progetti? Nuove collaborazioni?
Se vi dicessi che è in stesura il sequel di Alice? Oltre a questo, altre piccole sorprese stanno per venire alla luce.

FINE

Voglio ringraziare Alessia Coppola per avermi incluso nel tour e la Dunwich edizioni per avermi dato modo di leggere lo spin-off di uno dei libri che nell'ultimo anno mi sono piaciuti di più.
Che dire? Speriamo adesso di leggere quanto prima il nuovo seguito, no? =)

venerdì 11 dicembre 2015

Smarrita, Federica Orsida

Titolo: Smarrita
Autore: Federica Orsida
Editore: David and Matthaus
Pagine: 146
Link per l'acquisto QUI

La trama: Sophie è una ragazza come tante altre, studia all'università, vive con tre amiche e ha una vita pressoché normale. Dopo due profonde delusioni amorose, si chiude in se stessa, ma durante un viaggio incontra Damon, un ragazzo dal fascino misterioso, che subito la conquista.

La recensione

La storia: Quella che Federica Orsida ci racconta con il suo libro la storia di Sophie, la classica ragazza della porta accanto che vive dividendo il suo tempo tra lo studio e la ricerca dell'amore. Una serie di brutte esperienze passate l'hanno resa scettica riguardo all'amore vero, quello con la A maiuscola. Damon sarà però colui che le farà ancora battere il cuore, ma in un modo del tutto differente...

La struttura della storia mi è piaciuta parecchio. Iniziato a leggere intuiamo che le sofferenze della protagonista sono in parte dovute a brutte esperienze legate al suo passato. In un gioco di alternanza affidato ai capitoli la storia passa dal presente al passato facendo sapere ai lettori cosa ha portato la protagonista ad essere quella che è adesso, ai nostri giorni. Gli avvenimenti vengono raccontati in maniera via via più  completa fino raggiungere il momento culminante della storia in cui Sophie incontra Damon, momento in cui la sua vita cambierà radicalmente.

I personaggi

Sophie: Come già accennato nella trama Sophie è la protagonista della nostra storia. Una ragazza universitaria che divide l'appartamento con le amiche di sempre. Lei è la classica sognatrice, colei che ha da sempre cercato l'amore, quell'amore che ti disarma e ti travolge, il lieto fine insomma. Purtroppo per lei la vita le riserva anche qualche delusione in età giovanile, ed è questo che segnerà il suo futuro rapporto con Damon. Questo suo essere innocente però la porta a compiere degli errori, primo fra tutti quello di pensare che ogni ragazzo che incontra possa essere l'uomo della sua vita. Com'è possibile che questi ragazzi, prima di venir apostrofati in malo modo, siano perfetti?
Sophie raccontando la storia mette a parte il lettore di quanto abbia sofferto a causa di questi amori andati male, molti dei quali fanno parte della sua adolescenza. Ho trovato molto strano che una volta cresciuta non sia stata capace di vedere quei rapporti per quello che in realtà erano, cioè qualcosa di adolescenziale, qualcosa che ci ha fatto soffrire ma a cui noi dobbiamo dare il giusto peso.

Damon: E' il classico ragazzo bello e dannato. Di lui ci vengono date poche informazioni. Damon è il classico uomo che non deve chiedere mai, il ragazzo perfetto per far perdere la testa a Sophie, giovane e sognatrice. Ragazzo dalla discreta parlantina, una discreta cultura ma uno sfacciato modo di fare lo rendono spesso intrattabile nonostante l'avvenenza. Fa breccia nel cuore di Sophie all'istante quando lei durante una gita a Roma con le amiche lo incontra per caso.
Intuiamo che questo ragazzo ha qualcosa da nascondere, qualcosa che inizialmente non ci viene detto, il motivo per cui lui si comporta in maniera così discontinua. Il rapporto con Sophie, che fino a poco prima aveva giurato di chiudere il suo cuore all'amore, è costellato di gite in moto, pic-nic sul prato e serate spese a rimirare le stelle. Ho apprezzato moltissimo la maniera con cui lui è riuscito a far colpo su di lei, ossia con tutta quella serie di cose che piacciono molto alle ragazze sincere e ingenue di questo genere. Un po' meno ho apprezzato lei che, adulta e a un passo dalla laurea, si lascia abbindolare da un semi sconosciuto che con tre parole studiate a dovere riesce a portare acqua al suo mulino.
Il rapporto tra i due diventa una sorta di tira e molla, dove lui si lascia inseguire entrando e uscendo dalla sua vita dicendole che tiene a lei ma non può amarla come lei vuole, e dove lei nonostante non riesca a cavare un ragno dal buco insiste col cercarlo e a volerlo, senza lasciar comprendere al lettore cos'abbia poi di così speciale lui a parte l'essere un Dio a letto.

Il tema: Il tema è quello che forse mi è dispiaciuto di più affrontare. Un tema ricorrente ormai da qualche anno a questa parte, quello della capacità di una donna di relazionarsi a un uomo. Sophie si imbatte in Damon durante un'uscita con le amiche e ne resta subito affascinata. Nonostante lei abbia capito più o meno che tipo sia lui presto se ne innamora e inizia a farsi tutta una serie di domande sul perchè Damon non la ricambi allo stesso modo. Ben presto il loro rapporto si tramuta in qualcosa di solo carnale. Lui continua a sostenere che di più non può dargli e lei che risponde accettando la situazione abbassando la testa, sognando in ogni momento che le cose cambino.
Siamo di fronte a un rapporto sbilanciato, un rapporto dove la figura dell'uomo esercita sulla parte femminile un fascino disarmante basato solo sul sesso. Per quanto una donna possa essere innamorata, mi stupisce ogni volta leggere di personaggi che nonostante si rendano conto che una cosa è sbagliata continuano a farla. Possibile che una donna non sia capace di dire no ad un rapporto che la svilisce, la degrada, la renda stupida e insicura di se stessa?  Anche nel caso di Smarrita sono svariati i casi in cui la protagonista di fronte a uno scontro verbale con il ragazzo che ha fatto breccia nel suo cuore si lasci poi andare totalmente non appena lui inizia a sbottonarle la camicetta...
Ancora una volta la storia è quella di una donna che per un uomo è disposta ad annullare se stessa per cercare di piacergli. Più di una volta viene espresso il desiderio di voler essere diversa per essere come lui vuole. Scherizmo? Perchè una ragazza non può far valere se stessa e cercare di apparire nel modo migliore nonostante le divergenze con il fusto di turno? Perchè una donna deve arrivare ad affermare che è sbagliata solo perchè l'uomo che ha di fronte è un'idiota? Come in altri romanzi di questo tipo non può, per una sola volta anche eh, essere l'uomo ad affermare che un rapporto basato solo sul lesso sfrenato è qualcosa che fa schifo?
Come ebbi modo di dire a suo tempo di Cinquanta sfumature e di Grey stupisco del fatto che ci siano donne nel mondo che combattono per avere i propri diritti e poi escono libri che ritraggono la donna solo come uno oggetto dell'uomo.
C'è qualcosa che non torna.

Il mio giudizio: Quando ho aperto questo nuovo romanzo di Federica Orsida pensavo seriamente di trovarmi di fronte a qualcosa di diverso. Il titolo mi suggeriva un personaggio sullo stile di Medea o Elettra, donne che nella vita hanno sofferto moltissimo ma che adesso hanno deciso di porre fine alle sofferenze reagendo, risalendo il baratro leccandosi a modo loro le ferite. Purtroppo non è questo il caso. Smarrita è un ottimo romanzo che però, forse, avrebbe bisogno di una presentazione differente. L'introduzione al romanzo lascia intuire che quella che stiamo per leggere sia la storia di una ragazza tormentata e devastata da una persona senza alcun riguardo. Quello che poi il lettore si trova a leggere è una storia con le medesime caratteristiche ma dai toni differenti, molto più simile a un new adult con un pizzico di erotismo piuttosto che la storia drammatica di una giovane donna che smarrisce la via, come vorrebbe dare a intendere Gianluca Pistilli.
Un romanzo questo che ha del potenziale in ogni caso, il personaggio di Damon incarna alla perfezione il ragazzaccio che è in ognuno di noi anche se non condivido le sue scelte, Sophie invece avrebbe bisogno di un restyling al fine di rendere più autentiche le sue parole e apparire meno vittimista.

martedì 8 dicembre 2015

Il ritorno dell'Arcivento, di Fabio Lastrucci edito da Milena edizioni

Titolo: Il ritorno dell'Arcivento
Autore: Fabio Lastrucci
Editore: Milena edizioni
Pagine: 184
Link per l'acquisto QUI

La trama: Una figura mutilata riemerge da un vulcano in eruzione al sopraggiungere del terrificante Vento Tagliente di nord-est. È il rinnegato Mork A-Dem, tornato dal mondo sotterraneo degli Oscuri con l'intento di far tacere per sempre la Musica, fonte occulta di tutta la magia nel continente. Potenziando le armi dei barbari e spaventosi Orgass, confinati da sempre nelle loro terre, lo stregone li guiderà alla conquista delle città degli Elfi Marini e dei mezzosangue di pianura. Senza il sostegno della Musica nessun regno riuscirà ad opporsi alla sua offensiva. Toccherà quindi a Rehman, guerriero-ragazzo, Simeon il bardo e un Elfo marinaio difendere l'ultimo baluardo ancora salvo, la Piana Mater, viaggiando in cerca di aiuto fra foreste albine, paludi allucinogene e mari che mangiano il tempo, accompagnati dal Mago Listrikhorn che, infiacchito dall'alcool, insegue un difficile riscatto nella mistica isola di Eughen. Ma sarà solo la saggezza della Regina Alacorvina che ribalterà le sorti della guerra con un anomalo scontro senza violenza.

La recensione

Non so neanche io da quanto tempo non misuravo la mia lettura con un genere come questo, un fantasy in piena regola, diverso da quelli a cui sono abituato. E' quindi con duplice piacere che mi accingo a scrivere questa recensione sul lavoro di Fabio Lastrucci.

La copertina: La cover è il primo rapporto che instauriamo con un libro e quella di questa storia la trovo molto azzeccata. I disegni coloratissimi e dalle tinte chiaro-scuro danno immediatamente la sensazione di qualcosa di magico, i tratti richiamano al genere fantasy in ogni suo aspetto. L'alternarsi di linee curve e linee dritte che cambiano direzione in maniera repentina caratterizzano i personaggi presenti nell'immagine facendo capire al lettore chi sono i buoni e chi i cattivi.
La scelta del font sottolinea in maniera più evidente il tipo di avventura che andremo ad affrontare. Caratteri medievaleggianti dalle sfumature grigie che si stagliano su uno sfondo verde acido, il colore del male, fondendosi ai colori della spada di Rehman, il protagonista.
Come in ogni fantasy che si rispetti la copertina interna ospita una mappa, in questo caso il Mondo di If, le terre in cui gli eventi si svolgono, disegnata appositamente per l'occasione da Paolo Lastrucci.

I disegni: A fare da contorno alla storia vi sono alla fine di ogni breve capitolo dei disegni che mostrano una delle fasi più importanti che abbiamo appena letto. Roberto Toderico è l'autore dei disegni che con semplicità e immediatezza è riuscito a tradurre in immagine le avventure dei protagonisti. Non ero più abituato a veder comparire delle immagini all'interno di un libro, è stato quindi un vero piacere poter vedere come arti differenti possano trovarsi in armonia perfetta al servizio del lettore.

La storia: Lastrucci racconta una storia semplicissima, di cui però non voglio svelare niente per non togliere la sorpresa. Il mondo di If è minacciato da qualcosa che tutti pensavano sopito nei meandri della terra. Adesso questo qualcosa è stato risvegliato ed è pronto a gettare scompiglio nella terra del Passo dei 5 Venti. Ecco che un gruppo di eroi, capitanati dal Rehman, proveniente da luoghi e mondi differenti, si lanciano nell'avventura per salvare la loro vita e quella del mondo intero. Il lettore si troverà quindi ad accompagnare questi eccentrici personaggi attraverso mari dalle particolari proprietà, distese d'erba con una fame incontenibile, ma soprattutto a vivere uno scontro tra bene e male senza eguali.


I personaggi: Non è possibile in questo caso parlare dei personaggi in maniera singola. Benchè ognuno di loro abbia un passato alle spalle è poco lo spazio che l'autore gli riserva, questo perchè la scelta è stata quella di concentrare la nostra attenzione su quello che succede adesso. Tutto quello che è avvenuto prima lo intuiamo attraverso non tanto attraverso i racconti, ma attraverso i vari accadimenti che portano alla comprensione del carattere di ciascuno. Una cosa piuttosto innovativa abituati come siamo adesso a sentirci raccontare la storia passo passo dai personaggi scandita a intervalli precisi.

Il tema: Quello che colpisce del Ritorno dell'Arcivento sono è il tema, il vero punto focale di tutto quanto. Come è facile intuire dalla cover, il genere è riconoscibilissimo, intuiamo al volo che cosa andiamo a leggere, gli elementi del fantasy ci sono tutti. Quello che però non vediamo è, ovviamente, un tema a me molto caro e che da sempre apprezzo quanto lo ritrovo nelle pubblicazioni: la diversità.
In molti altri libri da me letti questo tema era presente e sottolineato più volte come qualcosa che andava temuto perchè non era possibile sapere che cosa sarebbe successo quando Elfi e Nani si incontravano, oppure Umani e potenti Maghi. Nel caso di Lastrucci questo tipo di diversità è sempre presente, ma viene affrontato in modo tale da non costituire un ostacolo, essere diversi non è qualcosa di brutto. Essere diversi e avere caratteristiche fisiche o mentali diverse costituisce una forza, qualcosa che dona coraggio, fa da collante del gruppo di eroi alle prese con una battaglia che può spazzare via il loro mondo. Trarre forza dall'essere fatti in un altro modo, un modo forse difficile da accettare, ma onesto e votato a fare del bene. Questo penso sia un ottimo tema, adatto ai più giovani per far comprendere loro che un libro può insegnare perfettamente quello che sia giusto e l'esatto modo di affrontare la vita, senza contate che un adulto apprezzerà di certo l'unione di una storia fantastica a un tema di estrema attualità.

Lo stile e la struttura: Uno stile versatile è quello usato dall'autore, diversamente da quello di altre sue opere. Versatile nel senso che ben si adatta non solo alle situazioni ma anche ai diversi tipi di target a cui è indirizzata la narrazione. Parole semplici, d'impatto ed efficaci rendono piacevole la lettura.
La struttura è variegata. La storia è divisa in brevi capitoli, che concentrano al loro interno gli elementi più significativi, questo fa si che i lettori non si distraggano ma vengano sempre messi alla prova con le avventure dei personaggi, in più i più giovani potranno trovare giovamento in questo succedersi di capitoli-fulmine ricevendo sempre una nuova spinta per continuare a leggere senza smettere. Un grande invito alla lettura è sempre cosa buona e giusta, no?

Il mio giudizio: Sono un seguace di Fabio Lastrucci ormai e mi ha fatto parecchio piacere ricevere una sua personale richiesta per la recensione di questo libro. Grazie all'Arcivento ho avuto modo di tornare a confrontarmi con un genere che negli ultimi anni ho un po' trascurato ma che ha risvegliato antichi ricordi, a quando da piccolo ero solito macinare la serie di Lupo Solitario.
Il lavoro di Lastrucci ha la capacità di avvicinare i giovani lettori al genere fantasy per le sue tematiche, i suoi disegni e la scrittura veloce ed immediata, ma è anche qualcosa di nostalgico per tutti coloro che il fantasy lo portano dentro.
Nel cuore.

giovedì 3 dicembre 2015

Enana, di Lorenzo Crescentini

Titolo: Enana
Autore: Lorenzo Crescentini
Editore: Self publishing
Pagine: 41
Link per l'acquisto QUI

La trama: "Il tramonto, visto dalla terrazza, riusciva a essere allo stesso tempo incredibilmente alieno e incredibilmente familiare. Forse perché il sole che si nasconde dietro l’orizzonte è qualcosa che convive con gli uomini dagli albori della loro esistenza. Poco importava se si trattava di un altro orizzonte, e di un altro sole”. Enana è un pianeta nuovo e sconosciuto. Una squadra è stata inviata dalla terra per esplorarlo.

La recensione: Quella che state per leggere è forse una recensione differente dalle altre. Mi scuso in partenza se qualche fido lettore resterà spiazzato. Ho letto questo racconto questi giorni seduto su una sedia di ospedale, in attesa di far visita a un mio familiare. Una situazione particolare insomma.
Ho deciso quindi di evadere e staccare la mente per portarla da un'altra parte, fuori da quella stanza.
Eccomi quindi approdare su Enana.

Enana è un pianeta. Un pianeta molto simile alla Terra. Poche sono le presenze umane che ci vivono, una manciata di uomini in ricognizione per cercare di capire quale sua la sua origine e capire come funziona. Quali analogie e quali differenze esistono? Sono questi i quesiti che un gruppo di geologi, partiti dalla terra, si pongono. C'è forse un ponte che collega il nuovo e il vecchio pianeta? Qual'è da dimensione da varcare per farne parte?


Tra queste pagine vi sono due chicche che mi sono piaciute particolarmente. La prima è un velato riferimento all'ormai celebre incipit del film cult di Stanley Kubrick 2001 Odissea nello Spazio, dove un gruppo di scimmie compie le varie tappe evolutive.
La seconda è un esplicito riferimento a un'altra serie di film e anche serie tv a cui sono affezionato ovvero Il Pianeta delle Scimmie, quando i protagonisti si ritrovano in riva a una spiaggia e trovano i resti della statua della Libertà, simbolo di un mondo moderno che non esiste più.


Il ritrovamento di un semplice registratore porta alla luce la verità su Enana. Qualcuno prima degli spedizionieri ci era arrivato prima, un uomo che da solo si era messo a vagare per quelle terre per i medesimi motivi. Quali sono state le sue scoperte? E' possible vivere su Enana?

Una storia che inizia e finisce in un soffio, che narra di attimi, perchè come uno dei personaggi fa notare al lettore la vita è fatta di questo e sono le piccole cose e i piccoli sacrifici a cambiare il corso degli eventi. Solo che noi non ce ne rendiamo conto.

La storia che Lorenzo Crescentini ci racconta è forse il simbolo di qualcosa di nuovo che sta prendendo forma, qualcosa di nuovo che noi non pensavamo possibile. La vita umana su un altro pianeta è possibile tanto quanto la vita che conduciamo qui ora. Enana è il simbolo di qualcosa di diverso, apparentemente ostile ma che invece può presto diventare portavoce dell'apertura mentale e del coraggio che spesso manca a noi uomini. Una scrittura fresca e libera da stilismi rende questo breve racconto un piacevole stop della vita quotidiana, una piccola pausa per assaporare un autore emergente con discrete potenzialità narrative.

martedì 1 dicembre 2015

Devil inside, di Pietro Gandolfi // Benvenuti allo show!

Buonpomeriggio cari lettori, momento topico questo. Dopo mesi dalla sua uscita ho finalmente avuto modo di leggere Devil inside, novella che accompagna Delirium di Ivo Gazzarrini all'interno di Grindhouse Vol.1 edito da Dunwich edizioni.

Titolo: Devil inside
Autore: Pietro Gandolfi
Editore: Dunwich edizioni
Pagine: 88
Link per l'acquisto QUI

La trama: Helena è una ragazza affascinata dal lato oscuro della vita e conduce un’esistenza al limite, fra alcol, droga e sesso, attratta senza via di scampo in una spirale discendente di autolesionismo. Quando sul suo cammino incontra Stuart, sembra riuscire a trovare nuove espressioni per i suoi desideri estremi. Viene a contatto con gente pericolosa, all’improvviso impossibilitata a comprendere dove finisca la finzione e cominci l’orrore, quello vero. Helena è convinta di non temere nulla, ma scoprirà di avere commesso un errore, di avere fatto un passo troppo in là. Benvenuti allo show, il grande spettacolo di Devil Inside.

La recensione: Il fido lettore (o il fido Esserino!) che si accinge a leggere questo romanzo breve deve essere preparato. Per quanto lui possa essere avvezzo alla scrittura di Pietro Gandolfi deve mettere in conto parecchie insidie. Questa è una storia che sorprende sotto tutti i punti di vista.
Devil inside è la storia di Helena, una ragazza che ama vivere "al massimo" e si porta dietro la sua fiumana di devastazione. Ma è anche la storia di Stuart e del mondo di cui fa parte. Il loro strano rapporto porterà Helena a contatto con un mondo fatto di magia e di morte: una messa nera. Decisa a voler andare fino in fondo, al fine di provare emozioni sempre più forti, si lascerà trascinare sempre più in basso perchè niente è più capace di sconvolgerla. Lei stessa vuol essere parte integrante di quello spettacolo così affascinante, farsi catturare, farsi possedere dal demonio.
Ma cosa accade quando le cose non vanno per il verso giusto? Cosa succede quando tutto quello che avevamo previsto non va secondo i piani e rischiamo di essere sgozzati come un capro sull'altare?
Helena sarà capace di risollevarsi dall'abisso? Lo strano individuo che sembra perseguitarla saprà forse dargli una mano?
Helena capirà a caro prezzo che non si gioca con Satana...

Ciò che rende vera questa storia è, senza ombra di dubbio, la protagonista Helena. Helena incarna l'anti eroina, è una ragazza che si porta dietro un tormentato passato e continua a viverlo tutt'ora. Sesso, droghe pesanti e rapporti ambigui sono il suo pane quotidiano. Helena è l'apoteosi del nichilismo, una persona che di rado mette il naso fuori casa perchè ama vivere la notte e l'oscurità fatte di eccessi e perversioni. Molti lettori potranno rivedersi chiaramente in lei, perchè tutti quanti abbiamo passato un periodo buio dal quale non volevamo più uscire perchè sembrava più allettante di tutto il resto. Che poi ne siamo usciti è altra cosa.
Un personaggio coraggioso il suo, il lettore è portato ad amarlo nonostante sappia bene che quello che Helena fa "non è bene farlo". Una ragazza multisfaccettata, che abbraccia caratteri e tipologie antropologiche differenti. Lei è il bene e il male allo stesso tempo, ha dentro di se la sfacciataggine di usare ma anche la sensibilità per comprendere i suoi errori.

La scelta dei luoghi contribuisce a creare un mood all'altezza della trama. Parliamo di appartamenti angusti con stanze sommerse di cose dove il disordine e lo sporco regnano sovrani, ville che ospitano rituali satanici, antiche dimore teatri di macabri spettacoli e orge senza fine con uomini e donne incappucciati. La libertà non esiste. La sincerità non esiste. Tutto viene celato e nascosto dal buio della notte, le tonalità della morte.

Il tema è quello di una realtà claustrofobica, fatta di luci ma più che altro ombre, luoghi dove si accede soltanto se si conosce qualcuno, luoghi che spaventano. Senza tanti fronzoli l'autore propone l'incarnazione del maligno nella sua duplice forma, sia fisica che interiore. Da una parte abbiamo una schiera di adoranti del demonio pronti a veder sacrificare una sull'altare una ragazza e veder il suo sangue scorrere a fiumi, dall'altra la capacità di una persona di calarsi a tal punto nella parte da diventare lei stessa il sacrificio da compiere. Egoismo verso gli altri e verso se stessi, cattiveria nei confronti della vita e di quello che ci circonda. Rassegnazione, abnegazione, devastazione.
Temi forti sono quelli che indicono le pagine di questa storia. Pagine che forse non tutti potranno apprezzare. Peccato per loro.

Consiglio vivamente la lettura di questo volume a coloro che amano le storie al limite, a coloro che cercano l'eccesso in ogni cosa e vogliono, come Helena, andare oltre per capire che non sempre è possibile tornare indietro. Questo di Gandolfi è un racconto horror che forse, come Avventura alla stazione di servizio, spaventa più degli altri perchè tratta tematiche reali, che noi tutti possiamo toccare con mano e provare sulla nostra pelle. Devil inside è un horror interiore. Non ci sono mostri o bestie di nessun tipo, e questo è ben peggiore. Una narrazione che spaventa pagina dopo pagina, che sferra delle dolorose pedate nello stomaco da cui, putroppo, non è possibile difendersi.
La vita non è rose e fiori e Gandolfi ce lo ricorda battuta dopo battuta...