lunedì 23 maggio 2016

Intervista: Alessio Del Debbio, l'autore de L'ora del Diavolo

Buongiorno lettori di tutta Italia!
Questo lunedì inauguriamo la settimana con un'intervista a un autore italiano, Toscano, apparso recentemente su questo sito con una delle sue pubblicazioni: Alessio Del Debbio. Il libro che ho avuto modo di visionare è L'ora del diavolo, una raccolta di racconti che hanno per protagoniste leggende e storie lucchesi. Un ottimo modo per conoscere meglio la nostra terra, no?

Titolo: L'ora del diavolo
Autore: Alessio Del Debbio
Editore: Sensoinverso edizioni
Pagine: 126

La trama: Tredici storie, tredici strade che ci portano dritti nelle tenebre, nei luoghi oscuri e misteriosi delle Alpi Apuane, in Versilia e nella Piana di Lucca.Leggende e antiche credenze sono amalgamate in racconti dalle sfumature inquietanti e fantastiche, con magia e speranza che si intrecciano facendo luce sugli aspetti più crudi della natura umana.Il diavolo si insinua nelle vite degli uomini, li tenta e li inganna: ma da sempre è l’uomo stesso a invocarne la presenza per godere di favori altrimenti inappagati e impossibili da soddisfare.

L'intervista

Chi è Alessio Del Debbio?
Bella domanda, mi mandi in crisi fin da subito. Un viaggiatore, che ha sbagliato epoca e si è ritrovato qui per caso? Un sognatore, che cerca sempre il meglio nelle persone e nella vita, salvo poi ritrovarsi immancabilmente deluso? Un personaggio di un libro che ha deciso di dare un’occhiata al mondo e ha concluso che forse è meglio starsene nel suo libro? Un po’ di tutto, e un po’ lascio che siano i miei libri a parlare per me.


Qual è il genere di libro che preferisci? 
In generale, mi piace leggere e scrivere storie fantastiche, con elementi fuori dall’ordinario. Apprezzo soprattutto le storie con riferimenti mitologici o storici, con la giusta miscela di avventura, mistero, magia e personaggi ben caratterizzati. Un libro per me deve essere divertimento, piacere, evasione, non mi deve annoiare né deprimere, sia come lettore che scrittore. Per quello basta già la vita di ogni giorno. I libri servono proprio per viaggiare lontano.

Come nascono le tue storie? 
La maggior parte delle storie nasce per caso, da un’intuizione o da un’idea del momento. Cerco di afferrarla, me la segno (sul mio immancabile quadernino degli appunti e delle storie da raccontare) e poi cerco di espanderla e di crearci una storia attorno. Di solito funziona. Altre volte sono i concorsi a darti l’avvio, suggerendoti il tema, ma devo essere nel sentimento adatto per quell’argomento in quel preciso momento, cosa che non sempre avviene.

Qual è il libro che hai scritto che più ti sta a cuore?
Credo che un po’ tutti mi stiano a cuore. Il primo perché è stato il primo libro pubblicato, il coronamento di un sogno; il secondo perché è stato il secondo e, si presume, scritto meglio; il terzo perché c’è stata un’ulteriore maturazione, personale e professionale, e così via. E allora, parafrasando Nazim Hikmet, preferisco rispondere che il libro che mi sta più a cuore è quello che non ho ancora scritto. A ricordarmi di poter sempre migliorare e crescere.

Come definisci il genere di storie che sei solito scrivere?
Personalmente ritengo che la parola “genere” sia solo un’etichetta messa ai libri per decidere la loro collocazione negli scaffali di una libreria. Io sono per l’abbattimento dei generi e, al tempo stesso, per la loro commistione, che è quello che cerco di realizzare nei miei lavori, siano racconti brevi o romanzi. Ad esempio, i racconti che compongono L’ora del diavolo sono certamente fantastici, ma ben diversi dal fantasy tradizionale, alcuni potrebbero definirsi storie di folklore, altri fiabe, in altri ancora la componente horror è molto forte o vi sono sfumature erotiche, insomma a me piace giocare e mescolare con i generi. Come non mi piace dare etichette alle persone, giudicandole come tali, altrettanto preferisco fare con i libri.

Per delineare i caratteri dei tuoi personaggi ti ispiri a qualcuno della vita reale?
È possibile, anche se non c’è mai una correlazione diretta. La maggior parte delle volte si tratta di caratteristiche fisiche o comportamentali che appartengono a persone che conosco o che ho incontrato e che ho ripreso e rielaborato, assieme ad altre, per creare personaggi autonomi. Cerco di mettere un po’ di me in ogni personaggio, fosse solo un aspetto secondario.

Come reputi il genere dello genere dello spin-off? Cosa ti aspetteresti?
Dipende. Se lo spin-off è studiato bene e ha una sua solidità narrativa può funzionare. Lo abbiamo visto in molte serie tv e può andare anche per i libri. Più che spin-off, per il momento, ho pensato di inserire in ogni mio libro un piccolo riferimento che strizzi l’occhio a un libro precedente; ad esempio nel romanzo Favola di una falena, Luna, in visita a Lucca, ricorda la leggenda di Lucida Mansi.

Sei a favore del self publishing oppure preferisci i metodi tradizionali?
Credo che entrambi abbiano i loro vantaggi e svantaggi. L’autopubblicazione è di sicuro un metodo facile e veloce, che permette all’autore di seguire e gestire completamente l’intera fase di scrittura e preparazione del libro, fino alla pubblicazione, scegliendo copertina, formato, prezzo, ogni cosa, e ovviamente godendo totalmente degli incassi. Capisco che molti scrittori, soprattutto giovani, ne siano attratti perché effettivamente i tempi di attesa delle case editrici sono biblici, quando rispondono, e anche in caso di pubblicazione il guadagno effettivo di un autore è davvero minimo, inferiore al 10%, cosa quest’ultima che è un po’ demoralizzante, a ben pensarci. Dopo aver scritto tanto e averci lavorato giorno e notte, alla fine il guadagno è davvero minimo. D’altro canto, è vero che autore e editore sono due ruoli diversi, due figure professionalmente diverse, per cui ognuno dovrebbe fare il suo lavoro. Un autore che si autopubblica salta la fase di valutazione del manoscritto e di revisione della stessa, fondamentalmente non si mette in gioco, non saprà mai se quel manoscritto sarebbe diventato un libro e in che modo una casa editrice lo avrebbe pubblicato, un aspetto di certo da non sottovalutare. A volte mi capita di leggere libri autoprodotti e devo dire che la qualità media è piuttosto bassa, a causa della ripetitività dei contenuti (soprattutto nel campo del fantasy) e della mediocrità dello stile. Molti testi a volte presentano refusi e errori e orrori grammaticali che ti fanno sgranare gli occhi. È anche vero però che ho letto dei bei libri di scrittori che hanno autopubblicato alcuni loro lavori, come Giada Bafanelli, Gianluca Malato e Aurora Stella, per cui, come in tutte le cose, bisogna valutare con attenzione e a volte si incappa in piacevoli sorprese.

In che modo riesci a far combaciare gli impegni della vita reale con quelli del mondo della fantasia?
Eh, purtroppo il tempo è tiranno. Vorrei possedere un marchingegno per dilatare il tempo da dedicare alla scrittura, ma a volte bisogna occuparsi anche di altro. Purtroppo, è triste dirlo, ma come spiegavo sopra, in Italia di sola scrittura non si campa o è molto difficile farlo.

Hai mai pensato di inserire nelle tue storie tematiche come l'integrazione, le coppie di fatto, o l'incapacità politica di venire incontro ai bisogni della popolazione?
Dipende dalle storie, da come sono nate, dal messaggio che voglio raccontare in quel racconto o romanzo. Nei libri per ragazzi ho sottolineato molto l’importanza dell’amicizia, come valore e fede di vita, e la lotta per i propri sogni, nonostante le opinioni contrarie degli altri e gli ostacoli che la vita ti mette davanti. Nei miei racconti fantasy ho affrontato la tematica del male (incarnato dal diavolo), riflettendo su chi sia veramente il colpevole: il diavolo, che fa il male, o gli uomini, che alla fine lo evocano, ovviamente non in chiave religiosa ma pratica. Nel romanzo urban fantasy che uscirà prossimamente invece andrò un pochino oltre, ma non voglio anticipare troppo adesso.

Come riesci a destreggiarti tra le recensioni, la selezione dei pezzi per il blog e ritagliarti un po' di tempo per scrivere?
Eh, come dicevo sopra, il tempo purtroppo è un problema. Al blog, in realtà, cerco di dedicare un paio di articoli alla settimana, uno per pubblicizzare qualche libro di scrittori italiani che mi sono piaciuti particolarmente, l’altro per approfondire tematiche o argomenti dei miei lavori; se possibile cerco di scrivere gli articoli in un giorno solo e poi di programmarli, di modo da essere poi libero durante la settimana. Il tempo per scrivere invece di solito è il pomeriggio o la sera. Sono un animale notturno, come i licantropi.

Come reagisci alle critiche?
Dipende. Se la critica è costruttiva e posta in maniera garbata, sono aperto al confronto e all’apprendimento, del resto non si finisce mai di imparare e a volte anche da piccole chiacchierate possono venir fuori motivi di riflessione. Se invece, come spesso accade, soprattutto via internet, sono critiche tanto per fare o mosse in modo maleducato e con presunzione, onestamente lasciano il tempo che trovano. Non voglio passare per arrogante, ma credo che la critica che maggiormente conti per un autore sia quella della propria coscienza: nel momento in cui sento di aver concluso una storia, e aver detto tutto quello che volevo e nel modo che volevo, sono soddisfatto e in pace con me stesso. 

Quali consigli daresti a coloro che vogliono intraprendere il tuo stesso mestiere?
Leggere, scrivere, provare e riprovare. Leggere, per documentarsi, aprire la mente e imparare; scrivere, per esercitarsi, e poi provarle tutte, senza mai arrendersi. Se hai un sogno, e ci credi davvero, non saranno un paio di rifiuti a sbarrarti il passo.

Sei a favore dei social o pensi che la promozione di una Ce sia più efficace?
Credo che un autore debba provare ogni strada, soprattutto quelle che lo portano ad avvicinare i lettori. I social e internet vanno bene ma non dobbiamo dimenticare l’incontro faccia a faccia, che sia una presentazione, una lettura di opere o uno stand a una fiera, il contatto umano non deve mai venire meno, finalizzato non solo a vendere un libro ma a farlo conoscere, a presentarlo, a informare i potenziali lettori su ciò che possono trovare nel proprio libro. Le case editrici fanno quello che possono, soprattutto quelle piccole, ma è giusto e sensato che anche l’autore contribuisca, del resto hanno un fine in comune.

Adesso la domanda di rito! C'è qualcosa che bolle in pentola? Nuovi progetti? Nuove collaborazioni? Al momento sto scrivendo dei racconti fantastici per una nuova antologia e correggendo un romanzo urban fantasy che dovrebbe uscire a giugno 2017. Una storia di stregoni e uomini lupo ispirata alla mitologia nordica e ambientata tra la Garfagnana e la costa versiliese. Tanta azione e avventura, come piace a me, e spero anche ai lettori. 

Grazie mille per l’ospitalità!

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