lunedì 27 ottobre 2014

Recensione: Essere Melvin, di Vittorio De Agrò

Titolo: Essere Melvin tra finzione e realtà
Autore: Vittorio De Agrò
Editore:  Lulu
Pagine: 420

La trama: Essere Melvin è per un verso la storia di un cavaliere temerario che deriva la sua audacia da un rapporto con la realtà tutto trasfigurato dalla finzione; per altro verso è la storia di una vendetta lungamente preparata e macchinosamente architettata. Dirò di più: il libro stesso è una gigantesca rivalsa, non contro qualcuno in particolare, ma contro la misura colma delle frustrazioni e delle delusioni, contro una vita che somiglia troppo poco a quella sognata. Un romanzo d’avventure, dunque? Certo. Purché il lettore sia avvertito che le terre di conquista sono tutte interiori, e che l’eroe era ben poco equipaggiato ad affrontare i mostri, i draghi, gli stregoni e i briganti che non sospettava di nascondere in sé. Melvin è una storia vera.

La recensione: Quella che il lettore si trova davanti è la storia di un amico. Un amico di nome Melvin che un bel giorno decide di raccontarci la sua storia. Una storia fatta di alti e bassi, piena di persone, amici, pensieri e dolori. Melvin si presenta come una persona difficile, una persona con gravi problemi e chiede di essere aiutato ad attraversale il tunnel della malattia. Vittorio De Agrò ci permette, attraverso le pagine di questo suo libro, di accompagnare Mel alle sue sedute psicoanalitiche dal dottor Splendente ed assistere assieme a lui al dipanarsi della sua storia. 

Assistiamo così alla crescita e alla maturità di un ragazzo come tanti, uno di noi, il classico ragazzo della porta accanto. Un bambino che fin dalla tenera età viene messo però un po' troppo sotto pressione dai genitori. Il padre lo vorrebbe spigliato e intraprendente, la madre un perfetto studioso. Prende così il via la storia di Melvin, tra finzione e realtà. Ci trasporta dalla tenera età fino all'età adulta in un susseguirsi di situazioni della vita di tutti i giorni, che piano piano diventano sempre più cervellotiche, staccandosi sempre più dalla realtà per trasferirsi quasi completamente nella testa del protagonista. Assistiamo alle vittorie ma anche ai molti insuccessi della vita di Mel, alle sue insicurezze, ai suoi primi amori e alle numerose relazioni a distanza...

Il narrare dell'autore in prima persona la vicenda, cose fosse Mel, fa in modo che il lettore si senta subito coinvolto nella storia e familiarizzi immediatamente con il protagonista. Un linguaggio colloquiale quindi, di facile comprensione e scorrevolezza che permette di giungere in brevissimo tempo, e senza sforzo, alla conclusione della vicenda.
Dei numerosisissimi personaggi che popolano la vita di Melvin, ce ne sono alcuni che spiccano più di altri e che rimangono impressi più facilmente, vuoi per l'approfondimento del rapporto con il ragazzo, vuoi per lo spazio che l'autore decide di dargli. Uno di questi esempi è l'Aspirante (aspirante attrice), una ragazza protagonista di un fiction televisiva a cui Melvin riesce ad avvicinarsi , complice anche un forum su internet dove il protagonista instaura numerosi rapporti di amicizia. Altri invece, nonostante abbiamo un ruolo forse anche più determinante nella mente di Mel, passano spesso in secondo piano.

Ciò che forse un po' mi è dispiaciuto è il modo di reagire del dottor Splendente. Questo personaggio, che incarna una sorta di “bene superiore” che aiuta Melvin a guarire dalla sua malattia mentale, mano a mano che la lettura procede risulta essere sempre un po' troppo algido. La professione dello psicologo prevede un certo distacco ok, ma con l'andare delle sedute e mano a mano che il racconto di Mel si faceva via via più drammatico, avevo sperato potesse esserci una sorta di transfert. Questo invece non succede mai, se non forse alla fine, quando lo Splendente si esprime in un certo modo riguardo alla decisione di Mel di interrompere la cura. Questo l'unico punto interrogativo della storia.

Il libro di De Agrò è un libro per lettori che sanno apprezzare le piccole grandi storie, che sanno cogliere le piccole sfumature all'interno di un racconto lineare e progressivo. Un libro che per la sua semplicità fa apprezzare la vita di tutti i giorni e i rapporti che possono nascere in situazioni non convenzionali. Mel è una persona fuori dal comune, con tanti problemi e tante paranoie, ma una persona in cui è praticamente impossibile non rivedersi, perchè tutti noi abbiamo avuto sicuramente dei momenti in cui ci siamo fatti prendere dall'ansia e dalla paura.

Non mi dilungo su spiegazioni particolareggiate o analizzo parti del romanzo che ho considerato più o meno belle di altre, e spero che l'autore non me ne voglia, ma credo che sia meglio far sapere cosa si prova leggendo un libro senza per forza vivisezionarlo. E' una storia che si vive per un certo periodo, le pagine sono tante, ma personalmente è in casi come questo che apprezzo ancor di più lo stare steso sul divano a godermi la lettura, perchè ho la sensazione di passare il mio tempo (spesso quello dopo una devastante giornata di lavoro) assieme ad amici. Amici che raccontano la loro storia, Melvin in questo caso, che si è fermato suonando il campanello di casa per venire a parlare con me e sfogarsi. Quando accade questo credo sia una delle cose più belle che la lettura possa regalare, anche a una persona che è costretta per lavoro a stare lontano da casa e lontano dagli affetti.
Questo è Melvin.
Melvin siamo noi.
Sono io.

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Vetrina Lulu: Vittorio De Agrò

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