venerdì 3 giugno 2016

Gli imbecilli? Stanno tutti bene, di Giuseppe Cagnato

Titolo: Gli imbecilli? Stanno tutti bene
Autore: Giuseppe Cagnato
Editore: Nulladie
Pagine: 162
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La trama: Diffidando delle lusinghe di un monsignore, Vanda, ricca e anziana gentildonna, si affida a Umberto per la scelta dell'erede tra i condomini dello storico palazzo di cui è proprietaria. Un angusto "universo condominiale" ci immerge, così, nella quotidianità del nostro vivere nel mondo che ci circonda: lo spaccato di una più vasta "società di imbecilli" si dipana man mano sotto i nostri occhi. Giuseppe Cagnato, autore trevigiano al suo esordio nel romanzo, riesce nel tentativo di evidenziare, con ironia, la drammatica banalità della vita dei più in questo nostro tempo: grandi ideali e misere bassezze si intersecano, si aggrovigliano, per arrivare insieme all'imprevedibile epilogo. Un esito che accade quasi per caso e con estrema ma inaspettata naturalezza, senza che i protagonisti neanche lo sospettino.


La recensione

Quando ho iniziato a leggere questo libro non sapevo che cosa aspettarmi. Sul serio. Poteva essere un libro di denuncia, un libro ironico, un libro comico. Tutto in somma. Questo che invece mi sono trovato a leggere mi ha fatto stare bene, nel vero senso della parola. Ma vediamo di dire qualcosa in più.

La storia è quella della signora Vanda, ricca proprietaria di un condominio, e di Umberto, un giovane a caccia di un impiego, che viene ingaggiato per fare da custode al suo stabile per decidere chi erediterà tutto quanto non appena lei passerà a miglior vita. Un impiego semplice quanto infido. Umberto sarà i suoi occhi e le sue orecchie in attesa del verdetto. Come tutti sanno però i condomini sono micro mondi dove tutto può accadere, dove le più disparate personalità vengono convogliate sotto lo stesso tetto. Tutti hanno i propri bisogni. Tutti hanno le proprie esigenze. Tutti vogliono avere ragione. A Umberto non resta che una cosa da fare...suonare il gong e dare il via alla battaglia più cinema che sia mai esistita.
Chi sarà l'inquilino più meritevole? Chi la famiglia che riuscirà ad entrare nelle grazie del nuovo custode? E Don Tarcisio? Vorrà anche lui mangiare questo lauto pasto?

Quello che sorprende di questo libro di Giuseppe Cagnato è il modo in cui è scritto. Spesso viene detto che un libro è scorrevole, beh, questo lo è ancora di più. Il linguaggio, il modo in cui le parole sono usate, il ritmo che viene dato loro conferiscono alla storia un incedere particolareggiato. Andante. Se avete presente i romanzi di Italo Calvino capirete senz'altro cosa voglio dire. Il discorso è quello quotidiano, della vita di tutti i giorni, situazioni ed espressioni che comunemente sentiamo la mattina appena ci alziamo oppure quando andiamo al supermarket. Tutto ciò che viene detto ci appartiene perché è qualcosa che usiamo. Niente di estraneo. Niente di alieno dalla nostra quotidianità.

L'ambientazione è quella che fa da collante a tutto quanto. Un condominio abitato dalle più diverse persone che puntualmente trovano ogni pretesto per farsi la guerra è quanto di più catartico possa esistere. Un luogo comune come può essere il pianerottolo di casa, l'androne, oppure un comunissimo giardino dove si prova a far sbocciare qualche fiore, diventa il campo di una battaglia all'ultimo sangue, una battaglia a colpi di acide frecciate, piccoli e grandi dispetti fatti ad insaputa della vittima. Un condomino che è la metafora del nostro mondo e delle persone che lo abitano.
Chi di noi non si è mai trovato a dover discutere col vicino di casa per una mattonella scheggiata oppure per le briciole della tovaglia piovute sul nostro terrazzo? Chi non ha mai pensato di farla pagare a quello del piano di sopra per i rumori a tarda notte? Ed alzi poi la mano chi non si è mai fermato ad origliare dallo spioncino la disputa dei coniugi appena sposati!
Tutti l'abbiamo fatto! Ed è proprio per questo che è impossibile non ritrovarsi in queste pagine. Pagine che con spiccata ironia puntano il dito su qualcosa che ci tocca molto da vicino.

Il mio giudizio: Questo libro fa sorridere, tanto. Fa ridere. Mette il buon umore. Una storia semplicissima serve a far capire che per scrivere un buon libro non serve poi tutta questa originalità, ma basta solo guardarsi attorno e attingere dal nostro vissuto. Come ogni storia che fa sorridere però c'è anche un retrogusto, una morale, una lezione da impartire a tutti quanti. Quello per cui perdiamo la pazienza è davvero così importante? Esiste un modo per appianare atavici dissapori? La risposta spesso l'abbiamo sotto gli occhi ma non si sa come aspettiamo sempre un intervento risolutore, un deus ex machina, che prenda le decisioni per noi e ponga fine a tutto quanto. Difatti è quello che succede.
Mi sono goduto un sacco questo libro. Mi ci sono rivisto, ci ho rivisto gli inquilini del palazzo dove abitano i miei, ci ho rivisto me quando qualche anno fa ero a caccia di un lavoro e non arrivava e dovevo adattarmi. Una lettura che mi ha messo il buon umore e che può metterne anche a voi.  Non so nemmeno quanto affetto abbia provato per le sorelle Norina e Pierina e il loro defunto cane Pallocco!
Giuseppe Cagnato ha vinto e quelli a cui tocca in sorte il premio della signora Vanda siamo noi lettori, abitanti di questo pazzo, folle, mondo-condominio.

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