Autore: Mirko Tondi
Editore: Caffèorchidea
Pagine: 128
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La trama: Piccolo romanzo on the road, manuale sentimentale di classici rock, retrospettiva appassionata di cinematografia. Nella breve fuga improvvisata di un giovane impiegato di un mobilificio, si compongono i tasselli di una società schizofrenica, governata dalla iper-razionalità dei numeri e da un utilitarismo sfrenato. Partendo da un pretesto prettamente cinematografico - il furto di una valigetta presumibilmente piena di soldi - si dipanano disavventure e inseguimenti rocamboleschi. Sullo sfondo, lungi dai grandi spazi western, le strade e i dirupi della maremma toscana si prestano a un'odissea minimal, mentre Radio Maremma Rock passa i pezzi che hanno fatto la storia della musica internazionale. Con la sua fuga poco convenzionale, Giacomo, donchisciotte moderno, si fa beffe delle regole di tutti i giorni per concedersi al sogno più coraggioso: quello di rendere felici chi ci è accanto.
La recensione
Quella di Mirko Tondi è la storia di Giacomo, un ragazzo come tanti che per volere (oppure no) si guadagna da vivere montando mobili. La sua vita scorre tranquilla, forse troppo, è uno che non pretende molto ma sta sempre lì a fare conti su conti. Però non mancano gli interrogativi, quelle domande che spesso uno si fa ma non riesce mai a trovare una risposta congeniale. Vorrebbe staccarsi dalla famiglia definitivamente ma è difficile, le storie che ha avuto sono state a dir poco imbarazzanti e quella che sembra essere la sua ragazza gli pone domande esistenziali che non fanno altro che aggrovigliargli il cervello.
Perché lasciare sempre che la vita ci passi davanti? Perché fare in modo che siano sempre gli altri a farsi avanti? Perché non lasciarsi coinvolgere per una volta in qualcosa di imprevedibile e prendere finalmente in mano le redini della nostra vita?
Detto fatto. Un bel giorno, nel bel mezzo di un lavoro, preleva una valigetta dall'appartamento di due loghi individui e dopo aver montato in macchina la nonna, bisognosa di vedere il mare e la montagna, scappano come due famosi criminali.
Ciò che di nuovo mi ha colpito di questo nuovo libro, proprio come per Nessun cactus da queste parti, è la prosa. Non so come potervelo spiegare, ma il lettore si trova di fronte a uno di quei casi in cui viene trascinato. Come quando mangiamo le ciliegie e una via l'altra, anche qui le parole si susseguono a un ritmo vorticoso, e scorrono come un film. Un flusso di coscienza che mette a parte il lettore di ogni processo mentale del protagonista in fuga con la nonna e con i (pochi) soldi.
Semplice, diretto, molto piacevole.
La trama può forse sembrare un po' strana, quasi ai limiti dell'assurdo, uno che da sempre è stato un bravo ragazzo che di punto in bianco gli scatta la molla e fa un col po di testa, può dare da pensare. Quello che ci scorre sotto gli occhi va però interpretato. La scusa è quella di andare a prendere la nonna che è malata e portarla a fare un giro prima che tutto finisca, che poi ci siano dei malviventi incravattati che si lanciano all'inseguimento è del tutto superfluo.
Ciò che conta è il pensiero che sta dietro a tutto.
Tutti sognano spesso di dare una svolta alla loro vita, ma quanti alla fine hanno il coraggio di agire? Il bello di questo libro è proprio questo. Anche se stupido, anche se insensato, anche se strano, Giacomo ha il coraggio, preso dallo slancio, di agire senza guardarsi indietro e senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Certo, le sue considerazioni le fa eccome, ma ormai è in ballo, la nonna è seduta accanto a lui, i malviventi a caccia del contenuto della valigetta gli stanno addosso, ma lui deve arrivare prima sul Monte Amiata e poi a Follonica.
Non importa la meta, ma il viaggio. Quello che Tondi vuole comunicarci con questo libro, messaggio che trovo parecchi stimolante, è che tutti tendiamo a volare con la mente, a desiderare qualcosa che non abbiamo perché insoddisfatti della vita che conduciamo di solito. Serve un cambio ogni tanto. Questo non vuol dire che qualcuno deve rimetterci, che qualcuno deve soffrire o roba simile, perché nel caso di Giacomo accade tutto l'opposto e con le più buone intenzioni, basta volerlo. Non serve che ci siano le condizioni, se uno si mette a calcolare è finita. Devi prendere e partire, il resto si vedrà.
Tutti pensiamo di non riuscirci, ma allo stesso tempo tutti sentiamo se qualcosa nella nostra vita non ci soddisfa. Ci illudiamo che le cose vanno bene anche quando non è così. Lo sentiamo. E immancabilmente nasce il desiderio di evadere e scappare dalla routine.
Durante il sonno a Giacomo capita di farneticare ed elencare tutte quelle cose che odia e non sopporta. Un capitolo forse un po' troppo lungo ma chi conosce un po' il teatro non potrà fare a meno di rivederci uno dei più controversi testi mai scritti della drammaturga inglese Sarah Kane, Psicosi 4:48. Un testo scritto a scatti e che elenca gli aspetti di una vita insoddisfatta, preludio di un immancabile suicidio. Nel caso di Giacomo questo, per fortuna non succede, ma l'elenco chilometrico è lo stesso, stessa sincerità, stessa cattiveria, stessa insofferenza. Sintomi forti che qualcosa, nel bene o nel male, deve cambiare.
Istruzioni di fuga per principianti non è un manuale di sopravvivenza. Sta a significare che tutti possiamo metterci in fuga, basta solo avere necessità. Possiamo farlo anche senza mezzi, senza soldi, senza qualcuno che ci dica cosa fare dopo. Un briciolo di incoscienza serve sempre.
Per sopravvivere. Per andare avanti.
Per capire cosa vogliamo.
Ciò che di nuovo mi ha colpito di questo nuovo libro, proprio come per Nessun cactus da queste parti, è la prosa. Non so come potervelo spiegare, ma il lettore si trova di fronte a uno di quei casi in cui viene trascinato. Come quando mangiamo le ciliegie e una via l'altra, anche qui le parole si susseguono a un ritmo vorticoso, e scorrono come un film. Un flusso di coscienza che mette a parte il lettore di ogni processo mentale del protagonista in fuga con la nonna e con i (pochi) soldi.
Semplice, diretto, molto piacevole.
La trama può forse sembrare un po' strana, quasi ai limiti dell'assurdo, uno che da sempre è stato un bravo ragazzo che di punto in bianco gli scatta la molla e fa un col po di testa, può dare da pensare. Quello che ci scorre sotto gli occhi va però interpretato. La scusa è quella di andare a prendere la nonna che è malata e portarla a fare un giro prima che tutto finisca, che poi ci siano dei malviventi incravattati che si lanciano all'inseguimento è del tutto superfluo.
Ciò che conta è il pensiero che sta dietro a tutto.
Tutti sognano spesso di dare una svolta alla loro vita, ma quanti alla fine hanno il coraggio di agire? Il bello di questo libro è proprio questo. Anche se stupido, anche se insensato, anche se strano, Giacomo ha il coraggio, preso dallo slancio, di agire senza guardarsi indietro e senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Certo, le sue considerazioni le fa eccome, ma ormai è in ballo, la nonna è seduta accanto a lui, i malviventi a caccia del contenuto della valigetta gli stanno addosso, ma lui deve arrivare prima sul Monte Amiata e poi a Follonica.
Non importa la meta, ma il viaggio. Quello che Tondi vuole comunicarci con questo libro, messaggio che trovo parecchi stimolante, è che tutti tendiamo a volare con la mente, a desiderare qualcosa che non abbiamo perché insoddisfatti della vita che conduciamo di solito. Serve un cambio ogni tanto. Questo non vuol dire che qualcuno deve rimetterci, che qualcuno deve soffrire o roba simile, perché nel caso di Giacomo accade tutto l'opposto e con le più buone intenzioni, basta volerlo. Non serve che ci siano le condizioni, se uno si mette a calcolare è finita. Devi prendere e partire, il resto si vedrà.
Tutti pensiamo di non riuscirci, ma allo stesso tempo tutti sentiamo se qualcosa nella nostra vita non ci soddisfa. Ci illudiamo che le cose vanno bene anche quando non è così. Lo sentiamo. E immancabilmente nasce il desiderio di evadere e scappare dalla routine.
Durante il sonno a Giacomo capita di farneticare ed elencare tutte quelle cose che odia e non sopporta. Un capitolo forse un po' troppo lungo ma chi conosce un po' il teatro non potrà fare a meno di rivederci uno dei più controversi testi mai scritti della drammaturga inglese Sarah Kane, Psicosi 4:48. Un testo scritto a scatti e che elenca gli aspetti di una vita insoddisfatta, preludio di un immancabile suicidio. Nel caso di Giacomo questo, per fortuna non succede, ma l'elenco chilometrico è lo stesso, stessa sincerità, stessa cattiveria, stessa insofferenza. Sintomi forti che qualcosa, nel bene o nel male, deve cambiare.
Istruzioni di fuga per principianti non è un manuale di sopravvivenza. Sta a significare che tutti possiamo metterci in fuga, basta solo avere necessità. Possiamo farlo anche senza mezzi, senza soldi, senza qualcuno che ci dica cosa fare dopo. Un briciolo di incoscienza serve sempre.
Per sopravvivere. Per andare avanti.
Per capire cosa vogliamo.
Letto anch'io, carino, bravo Mirko! :)
RispondiEliminaBravo Mirko!
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