martedì 25 settembre 2018

Recensione: L'apparente perfezione dei sentimenti, di Luca Terenzoni

Titolo: L'apparente perfezione dei sentimenti
Autore: Luca Terenzoni
Editore: Albatros
Pagine: 156
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La trama: Una lettera di addio che non lascia adito ad alcun confronto. Un amore che finisce prima ancora di sbocciare in tutto il suo fulgore. David non sa spiegarsi il motivo di quella improvvisa rottura e con il cuore a pezzi resta lì, come cristallizzato, figura immobile nell'immenso atrio degli Uffizi. Passano gli anni, cambiano gli scenari e i personaggi della storia; Martine e Maxime sono una coppia solida e felice, entrambi con invidiabili carriere, una vita sociale assai vivace, l'ammirazione degli amici che guardano al loro legame forse con un pizzico d'invidia. Quello che si dice "un matrimonio riuscito", apparentemente perfetto... Un viaggio a Londra pone Maxime davanti alla sua realtà di uomo affermato e marito fedele; il tempo di guardarsi dentro, il sospetto di una crepa, forse l'abitudine, l'affetto profondo per una compagna più simile a una sorella ormai che a un'amante appassionata e poi... E poi l'incontro con la perturbante Michelle. Un terremoto sta per scuotere le fondamenta di una vita tranquilla e i margini della crepa vanno ramificandosi, disegnando i profili di un destino che nessuno poteva immaginare.

La recensione

Ho atteso questo libro per tanto, troppo tempo forse. E ne è valsa la pena. Luca Terenzoni è uno di quegli autori che lima i suoi lavori fino allo sfinimenti al fine di renderli perfetti. L'apparente perfezione dei sentimenti è uno di questi. Dopo aver letto Primavera in Borgogna e Gli inevitabili incontri del destino non potevo non leggere questo.

Per prima cosa mi sento di fare un commento sul titolo. Ora come ora vanno di moda sempre più i titoli brevi, meglio ancora se composti da un parola sola così si ricordano meglio. Di Terenzoni ho sempre apprezzato il coraggio di orare anche in questo, il mettere in giro dei titoli per niente banali e quasi sempre particolari, che danno modo al lettore di porsi domande vuoi di natura interiore che di natura geografica. Non il classico titoletto da opera narrativa insomma.

Quello che potrei scrivere della trama, a grandi linee, è già stata scritta. Quello che però non si intuisce dalle righe qua sopra è il modo in cui questo libro è stato scritto, il modo in cui l'autore ha utilizzato le parole. Terenzoni l'ho sempre visto come una persona a me vicinissima, capace di usare un lessico semplice al punto tale da entrarti dentro. Dopo poche pagine dall'inizio infatti è come se quei personaggi da lui descritti facessero parte di me. Che vuol dire, direte voi. Questo può esser detto di qualsiasi autore che ci piaccia. E invece no. Per quanto legga un'infinità di libri, di rado ho trovato qualcuno in gradi di scendere così tanto in profondità nella psiche dei personaggi da farli sembrare reali. Dico davvero.

Nonostante i personaggi facciamo parte di un mondo patinato (un grafico pubblicitario pieno di talento, un'ambiziosa gallerista, giusto per dirne un paio...) risultano essere personalità semplici e dall'animo umano, che niente hanno a che vedere dai personaggi cartonati di un banale chick lit. Sono veri, e attraverso di loro Terenzoni mette in scena ogni sfaccettatura dei sentimenti che lui stesso inserisce nel titolo. Il punto di forza è proprio questo, l'essere autentico, il parlare di un qualcosa che ci riguarda tutti quanti senza essere mai scontato o ripetitivo.

Le vicende narrate nel libro concatenate le une con le altre che, come nei libri precedenti, il lettore intuisce solo strada facendo. Questo è un'altra delle cose che ho apprezzato, il ritrovare un medesimo schema narrativo, che sapevo dove mi avrebbe portato senza però sapere come mi ci avrebbe portato.
Il primo capitolo ci narra la storia di abbandono, da una persona, da una città, dal proprio essere. Successivamente la storia prende tre strade differenti. Tre personaggi diversi che solo apparentemente non hanno niente in comune. Maxime. Michelle. Martine. Tre nomi con la stessa iniziale, quasi a significare un medesimo destino, un destino forse crudele (o forse semplicemente giusto) che torna a farsi valere anche a distanza di anni, con  tutta una serie di drammi che cambierà per forza la vita dei tre.
Parlando quindi di sentimenti è praticamente impossibile non sentirsi in qualche modo coinvolti nella storia, anche se non siamo coetanei dei tre protagonisti, perché i sentimenti sono uguali a tutte le età. Tutti abbiamo sofferto, abbiamo provato invidia e voglia di rivalsa, tutti abbiamo subito l'abbandono o il rifiuto da parte di qualcuno che ha preferito altro.
Quello che viene da chiedersi allora è come possiamo andare avanti con la vita se anche i sentimenti in cui buttiamo noi stessi sono fragili e destinati a far soffrire qualcuno? Come? La risposta è semplice, perché una risposta non c'è. i più arditi potranno dire che la soluzione potrebbe essere quella di alzare un muro tra noi e gli altri. Forse. Io sono invece dell'idea che sia proprio questo non sapere che rende speciale ogni rapporto, se ciascuno di noi sapesse in partenza come andrebbero a finire le cose, chi mai ci spingerebbe a osare? Nessuno. Perché nessuno ha voglia di soffrire. Ma nei meandri dell'incertezza c'è anche del bello, e non parlo solo d'amore verso gli altri, ma amore verso di noi. Luca Terenzoni è questo che lascia trasparire dalle pagine del suo libro. E' bello stare con gli altri, ma ancor più bello riuscire a interpretare cosa siamo e cosa vogliamo anche se questo cambia tutte le carte in tavola.
Bello. Coinvolgente. D'atmosfera. Vero.

Consigliatissimo.

3 commenti: