venerdì 11 maggio 2018

Recensione: Big bad bunny, di Samuele Fabbrizzi

Titolo: Big bad bunny
Autore: Samuele Fabbrizzi
Editore: Dark Twin
Pagine: 210
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La trama: In viaggio con sei amici alla volta di El Paso, Texas. Tutto sembra filare per il verso giusto, finché i ragazzi raggiungono Los Monstruos e il Marvin Hotel, con la strana e inquietante, malvagia famiglia che lo gestisce, unici superstiti di una comunità di circensi, di fenomeni da baraccone, di freaks. Votati a una divinità altra rispetto a quelle conosciute, un Grande Coniglio con la passione per i personaggi dei Looney Tunes.

La recensione

Chi segue questo blog dall'inizio sa bene cosa amo leggere principalmente, nonostante poi mi piaccia spaziare tra i vari generi. Un genere davanti al quale non mi tiro mai indietro è quello horror. Immaginate quindi l'emozione di aver di fronte una storia che porta al suo interno un filone a cui sono molto affezionato, ossia lo stile b-movie, scritta da un autori che ha catturato la mia attenzione più di una volta.
Non so se riuscirò a dire qualcosa che già non sia stato detto, ma come sempre ci provo.

Le pagine di questo libro cominciano con un bagno di sangue. Una cascata scarlatta che si abbatte sulla protagonista di quelle righe e pure sul lettore. Siamo a Los Monstruos, una cittadina spersa nel bel mezzo del nulla. Una giovane ragazza, la cui professione farebbe impallidire i ben pensanti ed eccitare i maniaci, viene contattata per svolgere un servizietto particolare al cliente di turno. Quello che però si trova davanti non è il solito ometto a cui è abituata. E' un tipo taciturno, indossa una maschera e ha i denti aguzzi. Inutile spiegare la fine della povera fanciulla.
Poi ci sono loro, un gruppo di amici le cui vite sono legate a filo doppio.  Un gruppo di amici che si conoscono come le loro tasche e che hanno voglia di passare insieme il loro tempo, nonostante alcuni dissapori. Sono diretti a El Paso per assistere al concerto di un cantante underground.
Ma il Marvin Hotel è lì, ed è l'unica cosa che li separa dalla meta. I ragazzi devono fermarsi col loro furgoncino perché la strada è ancora lunga.
Purtroppo per loro cadranno uno ad uno vittime della famiglia che gestisce quel dannato motel che porta i segni di una tragedia accaduta anni e anni addietro, quando un tremendo incendio fece strage di un nutrito gruppo di circensi.... Nonostante tutto sembri sia morto e sepolto... tutto è anche tremendamente vivo, e veste i panni di un mitologico mostro dalle fattezze di coniglio tornato in vita per reclamare altro sangue.

Come già affermato per le altre pubblicazioni, Samuele Fabbrizzi ha la capacità di costruire una storia che porta indietro nel tempo. Big bad bunny è ambientato ai giorni nostri, ma il clima che si respira durante la lettura è tutt'altro. Il lettore si trova di fronte a qualcosa di polveroso e che affonda le radici in qualcosa che ormai non esiste più. Si parla di una tragedia, di un qualcosa che ha spezzatole vite di un sacco di persone e ha cambiato le sorti di un luogo sperduto nel nulla. Di questi morti però si continua a parlare perché le loro azioni ancora si ripercuotono sul presente.
La narrazione messa in gioco da Fabbrizzi ha il ritmo del b-movie, della serialità, dei film moderni che ammiccano agli horror anni '80 che hanno fatto storia.

Nonostante la trama del gruppo di ragazzi che partono per le vie deserte a caccia di avventure sia stata sfruttata un sacco, ho trovato molto interessante la storia che sta dietro a tutto quanto. In queste pagine viene citato spesso l'incendio ma non viene mai detto cosa sia davvero accaduto, se non alla fine. Questo genera attesa spingendo il lettore a procedere con la lettura per sapere cosa sia accaduto e mentre lo fa si trova a sguazzare in pozze di sangue sempre più vaste.
Sì, perché leggere Fabbrizzi è anche questo, saper sopravvivere insieme ai personaggi, fino alla fine, fino a che abbiamo fiato. Questo ovviamente non significa che la lettura è una sofferenza, anzi.

Dietro tutto il sangue che viene versato però c'è un sacco di elaborazione. I Marvin hanno strano gusti culinari, e l'hotel dove vivono è spesso il luogo dove si consuma tutto quanto. I ragazzi vengono fatti prigionieri e separatamente assaggiano ciascuno un membro della famiglia, uscendo più o meno illesi. Fabbrizzi descrive con dovizia di particolari scene che la mente umana può solo lontanamente concepire. io stesso mi sono più volte chiesto come abbia fatto.
Ma non finisce qua.
Tutto quello che il lettore pensa essere finzione in realtà è tutto vero e ne ha la conferma con l'entrata in scena del Grande Coniglio, una divinità ancestrale che si mostra per reclamare definitivamente le sue vittime. E qua mi fermo. Vorrei tremendamente raccontarvi come ci fanno i Looney Tunes in questa storia ma vi toglierei il divertimento e il raccapriccio di scoprirlo.
Vi basti pensare che non sono affatto quelli che pensate... Avranno decisamente tutt'altra veste!

Venendo a noi DEVO dire che questa storia, come le altre di Fabbrizzi, non sono adatte a tutti. La fabbrica di farfalle in primis. Non tutti i lettori possono avvicinarsi ai suoi scritti senza sapere un minimo in cosa andranno a sbattere. Un autore che leggo da tempo ormai e che ogni volta mi regala un sacco di divertimento perché scrive quello che avrei sempre voluto leggere da piccolo. Pure storie horror, cattive, sadiche, piene di personaggi a limite come in questo caso e che mai vorresti incontrare sulla tua strada.
Samuele Fabbrizzi è uno dei pochi autori che davvero meriterebbe più visibilità per il modo in cui scrive e per l'originalità delle sue storie. Spero quindi di avervi incoraggiato a mettere mano al mouse e prendere qualcuno dei suoi libri perché ne vale davvero la pena.

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