Autore: Patrick McGrath
Editore: Adelphi
Pagine: 294
La trama: Una grande storia di amore e morte e della perversione dell'occhio clinico che la osserva. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio. Alla fine del libro ci si troverà a decidere se la "follia" che percorre il libro è solo nell'amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell'occhio clinico che ce lo racconta.
La recensione: Un capolavoro e non c'è altro da dire.
Ho conosciuto questo autore qualche mese fa grazie al suggerimento di una collega così, dopo averlo comprato al negozio di usato, ho pensato fosse giunto il momento di dare spazio a Follia. Ed è follia dalle prime pagine.
Nonostante la trama dica di essere una storia d'amore dentro questa storia c'è un mondo intero, il mondo della psiche umana, ben più intricata e spaventosa di tutto il resto.
Si può resistere a un'attrazione fatale? Si può voltare le spalle a una passione travolgente, una pasisone che rischia di mandare la nostra vita in pezzi? No. No è la risposta di Stella, protagonista indiscussa del romanzo, quando davanti ai suoi occhi appare Edgar Stark, un tenebroso artista recluso in un antico manicomio vittoriano.
Sarà che per me tutto ciò che è vittoriano piace a prescindere, ma il livello di coinvolgimento è altissimo. Viviamo la vicenda attraverso gli occhi di Peter Cleave, che ci racconta i risvolti scabrosi e psicologici di Edgar e Stella e dell'inarrestabile valanga che travolge la loro vita e di tutte le persone che stanno loro vicino.
Dal linguaggio scorrevole il romanzo, nonostante tratti principalmente di psicologia, si presta a essere letto da tutti. Molti accusano McGrath di aver infarcito un romanzetto rosa con qualche parolone. Io non sono per niente daccordo. La storia deve esserci, ma è solo di supporto per raccontare gli stati d'animo dei personaggi. Non è solo la psiche della protagonista che a mano a mano che leggiamo ci viene svelata, ma attraverso la sua, di riflesso, appaiono anche tutte le altre. Alterate, cambiate, devastate, traumatizzate.
Un romanzo che spinge il lettore alla riflessione, all'analisi e all'autoanalisi. I fatti ci scorrono davanti in modo vorticoso, trascinandoci con loro, in un mondo fatto di paura, di tenebre, e forse anche di salvezza. Anche se dal passato non è mai possibile sfuggire del tutto. Può essere rimosso, ma non cancellato, e quando meno te lo aspetti torna in modo devastante per fare i conti.
In questo libro l'ambientazione è fantastica. Questo fatiscente edificio vittoriano che ospita malati di mente trasmette fin dalle prime pagine una sensazione di disagio, quasi fosse lui stesso un personaggio che ha un ruolo importante nella storia. E ce l'ha, perchè tutto inizia da lì, in quell'edificio dove sembra non battere mai il sole, circondato da un altissimo muro che nasconde la vista.
Una serra ormai vittima del tempo, dove le piante non crescono più e dove restano solo vetri rotti è l'angolo dove la passione, l'ossessione e la follia dei personaggi prendono vita...
Un finale, che molti hanno giudicato scontato, a me è piaciuto moltissimo. Forse proprio per quel motivo. Scontato non vuol dire stupido o banale. Significa che rispecchia la realtà, quindi vero. E quando la realtà ti travolge e ti fa rimanere a bocca aperta facendoti pensare "cavolo, è così davvero", significa che l'autore ha fatto bene il suo lavoro. Ha creato catarsi coi cusoi personaggi e soprattutto con la storia...che tratta appunto di psiche.
Quanti libri al giorno d'oggi possiamo dire di lasciarci a bocca aperta?
Si contano sulle dita di una mano.
Bravo McGrath. Ti sei guadagnato un bel voto in pagella.
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