Autore: Claudio Vergnani
Editore: Dunwich edizioni
Pagine: 402
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La trama: In una città dove intere aree erano preda di criminali e maniaci, di bande mascherate, di stupratori seriali e pazzi sbandati, e sotto il controllo di gangster in doppiopetto, si muoveva un assassino misterioso e invisibile chiamato il Bisbiglio. La leggenda voleva che solo i morti che si lasciava dietro – straziati e oltraggiati – potessero vederlo. Infliggeva una fredda violenza e una studiata crudeltà, muovendosi con astuzia nel buio e nel silenzio. Colpiva quando le sue vittime erano ignare, indifese o deboli. Oppure, al contrario, quando erano certe di essere al sicuro. E, quel che era peggio, non comprendevamo nemmeno perché lo facesse. Non eravamo un passo indietro, eravamo proprio anni luce distanti. Eppure, in qualche modo, sentivamo che il cerchio ci si stava stringendo intorno, che alla fine, in un modo o nell’altro, lo avremmo visto anche noi…
La recensione
Stavolta ero preparato, a differenza di quando poco tempo fa ho letto La torre delle ombre, sapevo cosa mi sarei trovato di fronte. Sapevo che questo libro avrebbe avuto i suoi ritmi, i suoi tempi, che questo libro mi avrebbe impegnato come quello precedente.
Lo scenario è il medesimo, poco tempo dopo che la faccenda della Torre si è conclusa con il suo catastrofico epilogo. Il tempo è passato ma sembra rimasto immobile. A capo della malavita c'è un nuovo individuo e la città e il mondo intero continua a scivolare in un baratro senza fine, se non peggio. Nessuna speranza. Quei due ragazzacci di Vergy e Claudio sopravvivono cercando di mettersi in regola come possono, continuando a sguazzare tenendo fede alla loro routine.
Il Renzo Tramaglino Manzoniano sosteneva che non era lui ad andare in cerca dei guai ma il contrario, beh non esistono parole per descrivere ciò che accade ai protagonisti di questo romanzo, perché durante una dei loro vagabondaggi per rendere la vita più sopportabile, si imbattono in un cadavere martoriato dentro un cimitero. Impossibile per due come loro cominciare a farsi delle domande. Chi è l'uomo che è stato ucciso? Perché è stato barbaramente torturato? Ma soprattutto chi è la minaccia di cui tanto si parla e che porta il nome di Bisbiglio? Nessuno l'ha mai visto. Nessuno sa chi sia. Colpisce in maniera crudele e brutalizza le sue vittime. Stavolta però su quella macabra mappa sembrano esserci anche Claudio e Vergy e non appena Matt compare sulla soglia di quella che loro chiamano casa, quasi in fin di vita, strafatto di cocaina e con sconcertanti notizie al seguito, capiscono che niente accade per caso ed entrano, quasi in modo naturale, dentro una spirale di morte e persecuzione...
La caccia è aperta.
Come ho già detto nel precedente articolo, le storie di Vergnani hanno bisogno del loro tempo. La volta scorsa non sapevo riconoscerlo ma le sue storie hanno uno schema, adesso posso dirlo con certezza. Tutto comincia con uno stato di apparente calma, tanto che il lettore si chiede quando e come giungerà la scintilla che mette in moto tutto quanto.Quando accade è perché siamo arrivati al limite, come una bomba pronta a esplodere. Lo scoppio però è preparato, premeditato, ha un suo perché, non accade per caso.
I ritmi sono quelli da guerra, si alternano momenti di calma piatta a momenti di corsa sfrenata per non lasciarci la pelle, proprio come in una trincea, solo che in questo caso siamo tra pagine fatte di carta e le bombe sono le parole dell'autore.
A volte si muore viene presentato quasi come un thriller, una storia dove si deve capire chi è colui che fa strage di innocenti. Nel nostro caso però la questione è ben altra. Il lettore muore dalla curiosità di sapere chi sia il colpevole e la voglia è talmente tanta che io stesso mi figuravo un inquilino dell'Alametto per correre sotto la pioggia assieme a loro, nonostante quell'abitazione di fortuna non fosse delle migliori.
Ci sono delle ricerche, c'è una caccia e diverse storie si intrecciano in maniera apparentemente scollegata dalla principale, anche se tutte convergono nello stesso punto, perché alla fine un colpevole c'è eccome. Ma nella realtà descritta dall'autore, dove di persone innocenti e con la fedina penale pulita non ce n'è nemmeno l'ombra, dove si uccide per vivere e dove la gente ricorre a sadici giochi per puro svago, com'è possibile che ci sia un folle che più di tutti gli altri getta scompiglio assumendo quasi le caratteristiche di un essere mitologico?
Il Bisbiglio, proprio per il nome che porta, è il portavoce di qualcosa d'altro, è qualcosa in carne e ossa certo, perché nel mondo di Claudio e Vergy fantasmi non ce ne sono più, se non quelli interiori, ma è anche un simbolo, un monito, un avvertimento per chi fa del male. Adesso c'è un nuovo criminale in città, che si sposta alla velocità della luce, che sa sempre dove sei e cosa fai, ma soprattutto conosce un modo sempre più crudele per uccidere. Nessuno è innocente. Tutti sono colpevoli.Tutti posso essere la prossima vittima.
C'è un modo per far piazza pulita.
Il mio giudizio: A Vergnani va dato il merito di essere un buon narratore. Sempre più siamo abituati a storie che se non danno una scossa ogni pagina e mezza verrebbe voglia di lasciare la lettura, Vegnani invece riconduce il lettore allo stato primordiale, lo costringe a prendersi il suo tempo per leggere la sua storia, lo spinge a riflettere ma soprattutto lo rende consapevole di dove il mondo sta andando.
Ci sono momenti di pura adrenalina. Ho apprezzato moltissimo il momento del funerale e i suo seguito, roba che gli occhi mi cascavano ma dovevo continuare a leggere per sapere come sarebbe finita. Ma ci sono anche momenti di calma dove la quotidianità dei protagonisti, a cui è impossibile non affezionarsi, irrompe nella storia per mostrare come anche in un mondo votato al male, che fa schifo, ci sia ancora spazio per le piccole e grandi cose, come l'amore, l'amicizia, lo spirito di sopravvivenza che è sempre l'ultimo a morire, la fedeltà, un drink in compagnia, il sesso con una bella donna, una corsa all'aria aperta o una partita di tennis nel cuore della città.
Ciò che ancora una volta mi ha colpito oltre al linguaggio utilizzato dai protagonisti, semplice, diretto, spesso volgare, ma tremendamente vero e autentico come la realtà che ormai da qualche tempo siamo costretti a vivere, è la presenza di numerose citazioni letterarie dei più svariati generi che mostrano quanto l'autore non scriva niente per puro caso.
Vergnani è un ottimo punto di partenza per ritrovare il bilanciamento letterario. Il genere deve piacere è vero, ma il significato ultimo della storia, che come una pesante scure da guerra cade in picchiata sulla testa del fido lettore a mo' di morale, si estende a così tanti generi che non resta che apprezzare lo sforzo fatto per creare un intreccio simile. Ogni pezzo del puzzle va al suo posto.
Vergnani o lo ami o lo odi.
Proprio come a volte si muore.
E a volte no.
La recensione
Stavolta ero preparato, a differenza di quando poco tempo fa ho letto La torre delle ombre, sapevo cosa mi sarei trovato di fronte. Sapevo che questo libro avrebbe avuto i suoi ritmi, i suoi tempi, che questo libro mi avrebbe impegnato come quello precedente.
Lo scenario è il medesimo, poco tempo dopo che la faccenda della Torre si è conclusa con il suo catastrofico epilogo. Il tempo è passato ma sembra rimasto immobile. A capo della malavita c'è un nuovo individuo e la città e il mondo intero continua a scivolare in un baratro senza fine, se non peggio. Nessuna speranza. Quei due ragazzacci di Vergy e Claudio sopravvivono cercando di mettersi in regola come possono, continuando a sguazzare tenendo fede alla loro routine.
Il Renzo Tramaglino Manzoniano sosteneva che non era lui ad andare in cerca dei guai ma il contrario, beh non esistono parole per descrivere ciò che accade ai protagonisti di questo romanzo, perché durante una dei loro vagabondaggi per rendere la vita più sopportabile, si imbattono in un cadavere martoriato dentro un cimitero. Impossibile per due come loro cominciare a farsi delle domande. Chi è l'uomo che è stato ucciso? Perché è stato barbaramente torturato? Ma soprattutto chi è la minaccia di cui tanto si parla e che porta il nome di Bisbiglio? Nessuno l'ha mai visto. Nessuno sa chi sia. Colpisce in maniera crudele e brutalizza le sue vittime. Stavolta però su quella macabra mappa sembrano esserci anche Claudio e Vergy e non appena Matt compare sulla soglia di quella che loro chiamano casa, quasi in fin di vita, strafatto di cocaina e con sconcertanti notizie al seguito, capiscono che niente accade per caso ed entrano, quasi in modo naturale, dentro una spirale di morte e persecuzione...
La caccia è aperta.
Come ho già detto nel precedente articolo, le storie di Vergnani hanno bisogno del loro tempo. La volta scorsa non sapevo riconoscerlo ma le sue storie hanno uno schema, adesso posso dirlo con certezza. Tutto comincia con uno stato di apparente calma, tanto che il lettore si chiede quando e come giungerà la scintilla che mette in moto tutto quanto.Quando accade è perché siamo arrivati al limite, come una bomba pronta a esplodere. Lo scoppio però è preparato, premeditato, ha un suo perché, non accade per caso.
I ritmi sono quelli da guerra, si alternano momenti di calma piatta a momenti di corsa sfrenata per non lasciarci la pelle, proprio come in una trincea, solo che in questo caso siamo tra pagine fatte di carta e le bombe sono le parole dell'autore.
A volte si muore viene presentato quasi come un thriller, una storia dove si deve capire chi è colui che fa strage di innocenti. Nel nostro caso però la questione è ben altra. Il lettore muore dalla curiosità di sapere chi sia il colpevole e la voglia è talmente tanta che io stesso mi figuravo un inquilino dell'Alametto per correre sotto la pioggia assieme a loro, nonostante quell'abitazione di fortuna non fosse delle migliori.
Ci sono delle ricerche, c'è una caccia e diverse storie si intrecciano in maniera apparentemente scollegata dalla principale, anche se tutte convergono nello stesso punto, perché alla fine un colpevole c'è eccome. Ma nella realtà descritta dall'autore, dove di persone innocenti e con la fedina penale pulita non ce n'è nemmeno l'ombra, dove si uccide per vivere e dove la gente ricorre a sadici giochi per puro svago, com'è possibile che ci sia un folle che più di tutti gli altri getta scompiglio assumendo quasi le caratteristiche di un essere mitologico?
Il Bisbiglio, proprio per il nome che porta, è il portavoce di qualcosa d'altro, è qualcosa in carne e ossa certo, perché nel mondo di Claudio e Vergy fantasmi non ce ne sono più, se non quelli interiori, ma è anche un simbolo, un monito, un avvertimento per chi fa del male. Adesso c'è un nuovo criminale in città, che si sposta alla velocità della luce, che sa sempre dove sei e cosa fai, ma soprattutto conosce un modo sempre più crudele per uccidere. Nessuno è innocente. Tutti sono colpevoli.Tutti posso essere la prossima vittima.
C'è un modo per far piazza pulita.
Il mio giudizio: A Vergnani va dato il merito di essere un buon narratore. Sempre più siamo abituati a storie che se non danno una scossa ogni pagina e mezza verrebbe voglia di lasciare la lettura, Vegnani invece riconduce il lettore allo stato primordiale, lo costringe a prendersi il suo tempo per leggere la sua storia, lo spinge a riflettere ma soprattutto lo rende consapevole di dove il mondo sta andando.
Ci sono momenti di pura adrenalina. Ho apprezzato moltissimo il momento del funerale e i suo seguito, roba che gli occhi mi cascavano ma dovevo continuare a leggere per sapere come sarebbe finita. Ma ci sono anche momenti di calma dove la quotidianità dei protagonisti, a cui è impossibile non affezionarsi, irrompe nella storia per mostrare come anche in un mondo votato al male, che fa schifo, ci sia ancora spazio per le piccole e grandi cose, come l'amore, l'amicizia, lo spirito di sopravvivenza che è sempre l'ultimo a morire, la fedeltà, un drink in compagnia, il sesso con una bella donna, una corsa all'aria aperta o una partita di tennis nel cuore della città.
Ciò che ancora una volta mi ha colpito oltre al linguaggio utilizzato dai protagonisti, semplice, diretto, spesso volgare, ma tremendamente vero e autentico come la realtà che ormai da qualche tempo siamo costretti a vivere, è la presenza di numerose citazioni letterarie dei più svariati generi che mostrano quanto l'autore non scriva niente per puro caso.
Vergnani è un ottimo punto di partenza per ritrovare il bilanciamento letterario. Il genere deve piacere è vero, ma il significato ultimo della storia, che come una pesante scure da guerra cade in picchiata sulla testa del fido lettore a mo' di morale, si estende a così tanti generi che non resta che apprezzare lo sforzo fatto per creare un intreccio simile. Ogni pezzo del puzzle va al suo posto.
Vergnani o lo ami o lo odi.
Proprio come a volte si muore.
E a volte no.
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