venerdì 17 febbraio 2017

Il sapore dell'uvetta, di Viviana Bertoldo

Titolo: Il sapore dell'uvetta
Autore: Viviana Bertoldo
Editore: Nulla die
Pagine: 190
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La trama: Le persone prive d'un briciolo di consapevolezza dolorosa dicono che con il tempo ogni strappo è destinato ad aggiustarsi. Ma, ammesso che si possa rimarginare la memoria di una ferita, i lembi dell'anima non andranno più a coincidere perfettamente come prima. Mai più. Carla, dopo la separazione dal marito, si è chiusa in se stessa, ha innalzato un muro di vetro tra sé e la vita. Il suo ultimo incontro con lui, colpito da un male incurabile, è marchiato dalla frustrazione e da una promessa strappata al rancore... "Il sapore dell'uvetta" racconta le ferite che ognuno porta sempre con sé, fossili segregati dentro a prigioni di pietra. Ma è anche la storia di un viaggio dell'anima alla ricerca dell'altro, di un'esistenza condivisa della quale l'amore non è che la chiave di lettura capace di abbattere ogni difesa, di sgretolare i macigni dell'orgoglio e dell'indifferenza, delle parole non dette e dei gesti mai fatti.

La recensione

Che cos'è il dolore? Cos'è quella cosa che sentiamo dentro e che ci fa male senza sapere da dove viene?
Siamo soliti vivere la vita in un certo modo, ognuno coi propri problemi e le proprie esigenze. Nessuno è perfetto, è facile sbagliare, è facile soffrire. Cosa accade però quando il dolore che proviamo proviene da qualcuno che abbiamo amato?  Cosa accade quando il nostro corpo e la nostra mente ci impedisce di andare avanti nonostante la ruota continui a girare?
Carla è un'artista, il suo compito è quello di fotografare la vita, mostrarla per com'è davvero, nella sua interezza, nella sua spontaneità, ciò che però si porta dietro dal viaggio di ritorno dal sud d'Italia è qualcosa di imprecisato, qualcosa che sa spiegarsi solo in parte. Il suo ex marito, colpito da una brutta malattia, ha preteso qualcosa da lei l'ultima volta che si sono visti in ospedale. Adesso tutto è finito e dopo imbarazzante funerale, Carla è pronta a tornare a casa, da Lorenzo, l'uomo con cui ha deciso di passare la sua vita.
Lei una donna con un carattere difficile, schivo, riservato, irruente, lui fa il medico ed è una persona che ha bisogno di contatto fisico, di amore, di sostegno e rispetto. Due vite alla deriva. Due vite che stanno per subire un cambiamento, una virata improvvisa rischia di mandare in frantumi il loro rapporto se non troveranno il modo di guardarsi dentro al più presto. Il passato è davvero passato? Carla è sicura di aver messo una pietra sopra al rapporto con l'altro uomo della sua vita? E Leonardo? Sarà capace di attendere che Carla faccia chiarezza o cederà ad altre piccole tentazioni?
Difficile far cicatrizzare le ferite quando stanno ancora sanguinando.

I capitoli che compongono il libro di Viviana Bertoldo sono pochi, nonostante il numero di pagine possa far pensare il contrario.La storia percorre due binari, da una parte abbiamo la storia raccontata dal punto di vista di Carla, in prima persona, alla terza persona è invece affidata la parte di Leonardo, come se l'autrice voglia far prendere distanza al fido lettore. In entrambi i casi si nota subito una perfetta padronanza della lingua e uno stile ipnotico delle parole che, come un'invisibile forza motrice, trascina nella lettura in maniera incredibile. Le parole si susseguono in maniera vorticosa mostrando come sia possibile tenere sempre alto il ritmo della narrazione.

La storia tratta temi importanti, primo fra tutti quello di una storia che finisce, successivamente quello della perdita di una persona che per noi ha significato molto. Siamo fatti in modi diversi ed è praticamente impossibile sapere a priori se saremo in grado di gestire la situazione, sappiamo che il dolore è inevitabile, speriamo solo che sia breve. Carla spera questo, invece il suo è un dolore che si protrae, che si trascina, e che la fa cambiare. Senza che se ne renda conto finisce preda di atteggiamenti supponenti, istintivi ed egoisti, si sottopone ad estenuanti giornate lavorative per non pensare, per non reagire, per non pensare a una soluzione, per non guardare in faccia Leonardo, vittima delle sue parole e del suo comportamento.
Il rapporto tra i due protagonisti rischia di essere compromesso da quello che c'è stato prima, Carla non è mai riuscita ad integrarsi con lo stile di vita di Gaetano, ha segretamente continuato ad ingoiare bocconi amari fino a scoprire che l'uomo che dormiva con lei la notte se la faceva con un'altra, la stessa donna che al funerale l'ha guardata senza un briciolo di rimorso, senza vergognarsi di essere la causa di tutto.
Poi arriva Anna, una donna che ha fatto della sua passione un mestiere, che il destino ha messo sulla strada di Carla e Leonardo per far comprendere loro, in maniera differente, che non sempre quando si perde tutto significa che tutto è finito, ma anzi, fare leva sulle proprie debolezze aiuta a rialzarsi e rimettersi in carreggiata.

Il mio giudizio: Il sapore dell'uvetta è un libro che per il modo in cui è scritto arriva dritto al punto, al cuore del lettore e questo l'ho apprezzato moltissimo. Sembrava che le parole fossero nate apposta per questa storia, un sali scendi di emozioni, di rotture e ricongiungimenti. Anche se la tipologia di situazione può non appartenerci si percepisce tutto quanto l'amore dell'autrice per i suoi personaggi, che cominciano a narrare di loro in sordina, per prendere poi sempre più piede per metterci a parte dei loro animi tormentati, delle loro paure e le loro insicurezze. Perché alla fine, quello che più resta di queste pagine è l'autenticità di questa storia che è quella di Carla, Leonardo e Anna e del loro tacito triangolo, ma è anche la nostra di storia, raccontata con uno stile sobrio e particolare.
Consiglio questo libro a tutti coloro che voglio essere sorpresi piacevolmente dagli eventi come è successo a me. Leggevo e pensavo che la storia prendesse una piega forse troppo calcata in precedenza, ma  presto mi sono dovuto ricredere, perché quello che viene detto, e come viene detto, scende parecchio in profondità, al punto tale da pensare che non si sia una soluzione. Ma invece c'è.

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