giovedì 23 gennaio 2014

Recensione: La fabbricante di vedove, di Maria Fagyas

Ciao a tutti quanti miei cari lettori. Con oggi sono felice di pubblicare la recensione scritta da Guchi-chan, una lettrice di questo blog che ha accettato la mia proposta di dare un suo personale contributo a queste pagine. Fate un bell'applauso a questa new entry!

Titolo: La fabbricante di vedove
Autore: Maria Fagyas
Editore: Bur

La trama: Alla fine della Prima Guerra Mondiale, non tutti i reduci vengono accolti a braccia aperte dalle proprie consorti. Chi abita nel villaggio ungherese di Ladany per esempio rischia di avere brutte sorprese, come di scoprire che la propria moglie è più preoccupata che si sporchi il copriletto che non di abbracciarlo e dargli il bentornato a casa. Il motivo è semplice: durante quegli anni di assenza, le donne si sono dovute fare carico della propria sussistenza, e così non solo è aumentata la loro autistima nel vedere che ce la possono fare benissimo da sole, ma hanno anche imparato ad apprezzare il gusto inebriante della libertà. Perchè dunque dovrebbero desiderare di tornare alla mercè dei mariti regredendo a uno stato molto simile alla servitù? Per fortuna esiste un rimedio, una “medicina” che viene fornita dalla levatrice del paese e che elimina il problema una volta per tutte, spedendo il malcapitato nella fossa. Ufficialmente la cosa non stupisce: si tratta pur sempre di uomini debilitati dai duri anni della guerra e, in molti casi, da successivi periodi di internamento in campi. Le statistiche però non mentono e insospettiscono un medico, il quale rivela le sue perplessità a un amico che lavora in polizia. Il giovane tenente Mikay decide allora di vederci chiaro, ma non sarà facile aprire il vaso di Pandora e lasciare che tutto venga alla luce.

La recensione: La storia che ha ispirato questo romanzo è veramente accaduta. Nell'Ungheria degli anni Venti all'incirca cinquanta uomini vennero avvelenati dalle proprie parenti. L'indagine portò alla condanna a morte di diverse donne e all'incarceramento di altre, ma ci fu anche chi la fece franca per mancanza di prove. La Fagyas plasma questi avvenimenti in una trama vagamente poliziesca, mettendovi al centro il giovane tenente che è parte della comunità in quanto vi è nato, ma insieme ne è estraneo perchè è di famiglia ricca. Egli è quindi sia osservatore che persona coinvolta, e lo diventa sempre più dal momento che s'innamora della moglie del suo migliore amico, anch'egli vittima del veleno. La fusione tra realtà e fantasia risulta molto ben riuscita, così come ben riuscito è il tratteggio psicologico dei personaggi che riesce a rendere perfettamente plausibile una vicenda cruda, al punto da farci provare empatia per alcune di queste assassine atipiche. Dunque un romanzo molto gradevole la cui lettura è altamente consigliata.

L'autrice: Scrittrice e sceneggiatrice, Maria Fagyas nacque in Ungheria nel 1905 e si trasferì prima a Berlino nel 1925 e quindi negli Stati Uniti nel 1937, insieme al marito anch'egli scrittore. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la coppia decise di rimanere e prese la cittadinanza americana. La Fagyas lavorò soprattutto come sceneggiatrice teatrale e da due suoi lavori furono tratti anche dei film. Morì nel 1985 a Palm Springs.

2 commenti:

  1. Libro interessante, un grazie a Guchi per questa recensione e a te per averla pubblicata :)

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    1. Mi ha fatto venire curiosità di leggerlo! Sembra orecchio ganzo!

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