mercoledì 29 gennaio 2014

Recensione: Una pedina sulla scacchiera, di Irene Nemirovsky

Ben ritrovati colleghi lettori! Con grande piacere la recensione di oggi ce la regala ancora una volta Guchi-chan, stavolta con un'autrice classica che io adoro: Nemirovsky!

Titolo: Una pedina sulla scacchiera
Autore: Irene Nemirosvky
Editore: Adelphi
Pagine: 174

La trama: Christophe Bohun è il classico esempio di uomo senza qualità. Cresciuto tra gli agi della ricchezza, si ritrova a trascorrere gli anni della maturità nelle vesti di semplice impiegato, dopo che il padre ha dichiarato fallimento in seguito a un investimento sbagliato. Quel che è peggio è che il suo capo è l'ex-prestanome di suo padre. Christophe trascina le sue giornate tra un lavoro che detesta, una vita familiare piatta e pesante e i pochi vizi che si può concedere: sigarette, alcool, prostitute. È un uomo abbruttito che vede nella mancanza del denaro l'unica ragione della propria mediocrità, e che mal sopporta la moglie devota e perfetta, così come la cugina sfatta ancora innamorata di lui, il padre gravemente malato e il figlio insofferente ed estraneo. Alla morte del padre, si riaccende brevemente la speranza che la sua situazione possa cambiare.

La recensione: Malgrado questo romanzo sia stato scritto negli anni Trenta, suona incredibilmente attuale. C'è una crisi economica che ha causato un impoverimento generale nella società e che provoca, oltre agli ovvi danni pratici, anche uno stato di depressione generale poiché si tratta di un mondo in cui pare che solo il denaro possa comprare ciò che è necessario non solo a vivere dignitosamente, ma anche a soddisfare i bisogni dello spirito. Aleggia un senso di impotenza e di mancanza di speranza e di fiducia nel futuro, come una cappa greve che avvolge il protagonista e tutto ciò che egli incontra sul suo cammino. C'è dunque una sorta di contrasto tra lo stile scorrevole con cui è scritto il libro e questa latente disperazione. Leggendolo, ci si trova a condividere molti dei pensieri di Christophe ma, al comtempo, si vorrebbe poter intervenire per riscuoterlo dalla sua apatia.


L'autrice: Irène Némirovsky nacque nel 1903 a Kiev; di famiglia ricca, fu però costretta alla fuga (prima in Finlandia e poi in Svezia) a seguito della presa di potere da parte dei Soviet. Trasferitasi definitivamente a Parigi, Irène terminò gli studi e intraprese la sua prolifica attività come scrittrice. Di origini ebree, si convertì al cattolicesimo alla fine degli anni Trenta ma questo non impedì che nel 1942 venisse internata ad Auschwitz, dove morì di tifo.

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